Chissà quante volte se lo sarà sognato quel momento. La rete che si gonfia, le braccia al cielo, l'abbraccio dei compagni. L'alba alla fine di una notte che sembrava infinita. Chissà se Alessandro Florenzi se lo era immaginato proprio così il ritorno al gol, 546 giorni e due crociati dopo. Una sforbiciata di rabbia, arrivando per primo sulla respinta di Donnarumma. Il gol della sicurezza, in uno stadio speciale. Già, perché a San Siro, in un altro giorno di settembre di 5 anni fa, Florenzi aveva segnato la sua prima rete in serie A. Colpo di testa su assist di Totti, la Roma di Zeman che domina contro l'Inter. Una vittoria che fu solo un fuoco di paglia in una stagione da dimenticare.
Di quella squadra non è rimasto quasi niente. Solo lui e Daniel De Rossi. Capitan futuro e capitan presente, baluardi di romanità di un gruppo che ha assorbito in fretta la doppia perdita della guida spirituale e di quella tecnica. Il volto della Roma di Eusebio Di Francesco è quello stravolto e felice di Alessandro Florenzi. "Il nostro piccolo Callejon", l'ha definito l'allenatore giallorosso dopo la vittoria col Milan. Per la prima volta, complici i tanti infortuni, l'ex allenatore del Sassuolo l'ha schierato in attacco. A destra, nel ruolo che fu di Salah, che doveva essere di Mahrez e che un giorno potrebbe essere di Schick.
Un primo tempo titubante, poi nella ripresa si è rivisto tutto il campionario del giocatore ammirato fino al doppio infortunio: scatti, tagli, recuperi, un gol fallito su assist di Pellegrini e la rete che ha chiuso la gara. Padrone assoluto della fascia destra, enigma insolubile per Vincenzo Montella, il primo -ironia della sorte - a credere in lui. Fu proprio il tecnico di Pomigliano d'Arco a farlo esordire in serie A, nel maggio del 2011, in un Roma-Sampdoria. L'ultima in giallorosso per Montella, la prima di Florenzi all'Olimpico. Strana la vita, strano ritrovarsi a San Siro. Mentre Alessandro piangeva di gioia sommerso dai compagni, rivedendo gli undici mesi di inattività dissolversi in un lampo, Vincenzo vedeva il suo futuro sempre più nero. Battuto da un allenatore con cui ha condiviso anni meravigliosi e trafitto dal giocatore che ha lanciato prima di tutti.
Sì, Montella non può gioire per la prestazione di Florenzi a San Siro e neanche i tifosi rossoneri possono farlo. Però ritrovare il jolly di Vitinia è un bene per tutto il calcio italiano. Ventura non l'ha chiamato per il doppio impegno contro Macedonia e Albania. Più una precauzione che una svista. Se dovesse continuare così, sarebbe impossibile privarsene nel playoff che ci dirà se giocheremo il Mondiale o se lo guarderemo in tv.
Florenzi in Russia ci andrebbe di corsa. Di televisione ne ha vista fin troppa negli ultimi mesi. Vedere il calcio da fuori gli ha fatto male. Settimane da incubo, in cui, unica gioia, ha potuto godersi la crescita di sua figlia Penelope, nata nei giorni dell'Europeo di Francia. Gli ultimi di Alessandro con la maglia azzurra. A giugno Penelope compirà due anni. Forse papà non festeggerà con lei quel giorno, ma se così fosse, sarà per una buona causa. Per il momento però sono solo pensieri lontani. Oggi la Roma e il calcio italiano celebrano il ritorno del numero 24. Un piccolo Callejon o semplicemente Alessandro Florenzi.
Claudio Giambene