Da Rosario a Milano, passando per Barcellona e Genova: cinquanta volte Mauro Icardi. Tante quanti i gol realizzati da Maurito in Serie A, l'ultimo quello di ieri sera nel San Siro nerazzurro contro il Chievo. Mischia in area, capitano dell'Inter più veloce di tutti e palla alle spalle di Seculin, per il ritorno alla vittoria dei ragazzi di Mancini. Un feeling, quello dell'argentino con il gol, partito da lontano, precisamente dall'altra parte del mondo, in una città che in fatto di talenti ha saputo dirne più di qualcosa. È il 19 febbraio del 1993 quando Rosario (città più grande della provincia Argentina di Santa Fe), quasi sei anni dopo, decide di consegnare un'altra stella al mondo del pallone. Analia e Juan festeggiano la nascita di Mauro Emanuel Icardi Rivero, che già all'età di cinque anni inizia a dare i primi calci ad un pallone. Lo fa nel Club Infantil Sarratea, piccola squadra di quartiere nella zona nord di Rosario: la crisi in Argentina però si fa sentire, valigia pronta la famiglia di Maurito decide di emigrare. Il nome della destinazione sul biglietto è quello delle Canarie, i calci al pallone? Ora sono al Vecindario, piccola società dell'isola Gran Canaria, dove gli occhi degli osservatori di mezzo mondo iniziano a puntare il talento in continua crescita di Maurito, soprannome nato nei vicoli di Rosario. Più veloce di tutti è Barcellona (B) di Pep Guardiola, che porta l'attaccante nella Cantera Blaugrana, lì dove nascono i Messi del futuro. Con La Pulga, rosarino come Maurito, un'amicizia speciale, con gli azulgrana trentotto le reti in due stagioni, che non bastano però a convincere il Barcellona dei grandi a puntare su di lui. È il 2011, su Icardi si posano gli occhi di Riccardo Pecini, scopritore di talenti di casa Sampdoria volato in Spagna per assistere al derby tra le giovanili dell'Epanyol e Barcellona. Bastano gli ultimi venti minuti di gioco (nei quali Icardi scese in campo) per convincere il Capo degli osservatori della Samp a portarlo all'ombra della Lanterna. Valigia pronta di nuovo in mano, per l'attaccante argentino è tempo di rimettersi in viaggio destinazione Genova. Al primo anno italiano (stagione 2011-12) Maurito è subito capocannoniere nel Campionato Primavera, Iachini (alla guida della Prima Squadra) senza i protagonisti del ritorno in A dei blucerchiati Eder e Pozzi (infortunati) lo porta (in panchina) a Castellammare di Stabia. È il 12 maggio del 2012. Juve Stabia in vantaggio dopo soli ventuno secondi, Munari pareggia, ma Graziano Pellè (doppio giallo) lascia in dieci i compagni. Minuti che scorrono, e corsa alla A che si fa sempre più in salita. Iachini guarda la panchina, e regala a Maurito l'esordio in Serie B. Il ragazzino partito da Rosario risponde presente, e si regala un esordio da sogno. Diciannove (soltanto) minuti dopo, il baby Icardi anticipa tutti e decide gara e destino della corsa al ritorno in A della Sampdoria. Esordio da predestinato, si ripete in ogni angolo di Genova e non solo. La prova del nove? Sei mesi dopo, alla prima da titolare in Serie A (dopo l'esordio con la Roma) nel Derby della Lanterna, dove arriva anche il primo dei cinquanta gol realizzati nella massima serie da Maurito. Assist di Poli, destro a incrociare e palla alle spalle di Frey sotto alla Gradinata Sud per il 3-1 finale. Esordio (un altro) da predestinato, ora non c'è più dubbio. Il poker personale (nel 6-0 finale) di Marassi al Pescara e i tre gol (doppietta allo Juventus Stadium nell' 1-2 in rimonta all'andata e rete nel 3-2 di Genova) in centottanta minuti alla Juventus consacrano il diciannovenne di Rosario. Sul quale velocissima piomba (di nuovo) l'Inter di Massimo Moratti. Di nuovo, già. Perché tra gli osservatori volati in Spagna due anni prima ad ammirare da vicino il talento del Maurito blaugrana c'erano anche Roma, Palermo, Napoli e... Inter. Alla fine lo portò a casa la Sampdoria, ma l'appuntamento con la storia a tinte nerazzurre fu solo rimandato. È l'estate del 2013 quando Icardi, che nel frattempo è cresciuto in popolarità anche grazie alle vicende extra calcistiche legate alla chiacchierata love story con l'ex moglie di Maxi Lopez Wanda Nara, sbarca alla Pinetina. Il primo gol in nerazzurro? Ancora contro la Juventus, nove i gol totali alla fine dell'anno dopo ventidue presenze. La stagione successiva Maurito esplode, trentasei le partite in campionato e ventidue le reti, che gli valgono il titolo di capocannoniere della Serie A assieme a Luca Toni. All'esordio in Europa League, sono quattro le marcature. Il resto è storia recentissima. A soli ventidue anni il ragazzino di Rosario diventa il nuovo Capitano dell'Inter, cento le presenze in Serie A festeggiate lo scorso 22 novembre. Come? Per un predestinato come lui, come se non con un gol? E si arriva a ieri, a San Siro c'è il Chievo. Obbligatorio vincere, dopo la sconfitta col Sassuolo, i pareggi con Atalanta e Carpi, e il pesante ko nel derby della Madonnina (e il rigore sbagliato dall'argentino). A far tornare il sorriso in casa Inter ci ha pensato lui, con il cinquantesimo gol in Serie A (il nono in venti partite). "Contento per il gol, ma soprattutto per la Vittoria della Squadra. #ForzaInter #MI9 #amala" il messaggio affidato a Twitter dal capitano nerazzurro, sul quale nelle ultime ore di trattative si erano accese anche alcune voci di mercato, sedate sul nascere. Il futuro è nerazzurro, con l'Inter che ha deciso di tenersi stretto il suo numero nove nella speranza di ritrovarne al più presto anche i gol. Lui, il ventitreenne di Rosario con la fama del predestinato, ha risposto così, come da sempre sa fare. Cinquanta volte pallone alle spalle dell'avversario di turno.
Data: 04/02/2016 -