Qual è la differenza tra correre e scappare? Quando corri, di solito, insegui qualcosa. Un sogno, un obiettivo, un punto lontano. O un pallone da calcio. Quando scappi, purtroppo, qualcosa, o qualcuno, ti insegue. Una guerra, la fame, la mancanza di un futuro. Altro che gli avversari in un campo verde. E' qualcosa che ti resta addosso quando parti, ti segue come un'ombra. Poi, però, qualcuno ce la fa: si libera del fardello del proprio passato e riesce nel grande salto. Personale, professionale.
Ousmane Manneh e Bakery Jatta, un destino comune fin dalle origini: il Gambia nel passato, la Bundes nel presente. E il futuro? Roseo, si spera. Le premesse ci sono. Così vicini, così simili. Rifugiati, entrambi, con la Germania come nuova patria. Uno al Werder, l'altro all'Amburgo. Manneh ieri per la prima volta "coi grandi". L'esordio, la grinta in campo su ogni pallone, la gioia di poter pensare: "Forse ce l'ho fatta".
Come Jatta, che nella Regionaliga Nord, con la seconda squadra dell'Amburgo, ha già segnato 4 gol in due partite. Gol a raffica con la Bundesliga nel mirino, e un esordio che si avvicina sempre più. Più giovane di un anno rispetto a Manneh, Jatta ha firmato lo scorso giugno con i tedeschi, diventando il primo rifugiato a firmare per una squadra professionistica tedesca. Seguito a ruota dal classe 1997 Manneh: firma col Werder Brema, buon esordio con l'under 23 e poi la prima in Bundes.
Cinquantacinque minuti, con il Gambia e la bruttissima situazione dello stato africano lasciata ormai alle spalle. Con la Bundes nel mirino, raggiunta, conquistata in allenamento e ora punto di partenza per una carriera da calciatore professionista. Anche se lo stipendio non gli ha ancora permesso una casa tutta sua, ma per quello c'è tempo. Come per Jatta: dal Gambia con la Germania nel presente. Nel futuro? Il pallone e un avversario che li insegue, non i più i fantasmi di un passato da dimenticare.