Per capire quanto fosse atteso, o quanto i suoi tifosi lo vogliano il più possibile in campo, basta schiacciare il tasto fast rewind sul telecomando: portare indietro Inter-Napoli fino all’83’ e, spostando lo sguardo dal campo alla tribuna, osservare come San Siro, reagisca all’ingresso in campo del proprio idolo, acclamandolo.
Lautaro Martínez è l’attesa fatta persona, in casa nerazzurra: tutti lo aspettano, sin da quel primo impatto con Milano nel maggio scorso a Malpensa; lui, finalmente, ha potuto scatenare oggi la sua voglia di mostrare e dimostrare. Di valere una maglia da titolare, più volte annusata dalle prove di intesa sul campo con Icardi nelle amichevoli estive: di poter essere decisivo, dal 1’ o dalla panchina, per risultare alternativa offensiva alla solita, strepitosa vena realizzativa del capitano interista.
L’abbraccio più bello a ciò che ha definito famiglia per un successo scaccia critiche, dopo il pari contro il Chievo, stendendo la prima “grande” del nostro campionato: il modo migliore per rispondere presente alle necessità di rotazioni, nel corso di una stagione lunga, premiando la voglia di Spalletti di ritrovare i 3 punti.
Alzare il volume: del peso offensivo della squadra e del tifo di San Siro, pur nell’impossibilità di premere “muto” sulla stupidità e l’ignoranza degli ululati razzisti rivolti a Koulibaly. Schiacciare il tasto + per riascoltare al massimo un entusiasmo ritrovato, dimenticando la delusione del gol fallito contro il PSV, ed evidenziare una voglia di giocare in ogni salsa: Interpresent che Lautaro attendeva, come miglior regalo di Natale possibile, girando di sinistro la sua stagione. Per se stesso e per chi, da tempo, lo attendeva per fare la differenza: premendo stavolta fast forward, sul suo telecomando, per godersi un futuro totalmente diverso. Nel pieno centro dell’area di rigore.