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Data: 02/12/2016 -

Da portiere a 'eroe nazionale'. Toldo, 45 anni da leggenda: "Contro l'Olanda sapevo che sarebbe andata così"

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Ricordi, immagini, momenti che entrano di diritto nella leggenda. E' anche questa la magia del calcio. Esistono personaggi in grado di entrare nel cuore degli appassionati indipendentemente dalla fede calcistica. Difficile? Per niente, anzi... Facile se giochi in porta e decidi di regalare un sogno a un'intera Nazione in un caldo pomeriggio di giugno del 2000. Facile se, vestito di 'grigio Zoff', decidi di trasformarti in Superman e giocare da solo contro la squadra del Paese che ospita gli Europei. Facile se ti chiami Francesco Toldo. Parate indimenticabili, vittorie su vittorie, vent'anni sempre al massimo, da vero numero uno. Dall'esplosione con la Fiorentina ai successi con la maglia dell'Inter - società per la quale lavora ancora oggi - passando per l'affermazione con la Nazionale: numero 12 sulle spalle, vice Buffon all'inizio della spedizione europea ma titolare per volere del destino, il 29 giugno del 2000 è diventato per sempre eroe per l'Italia e incubo per l'Olanda.

45 anni oggi: scudetti, coppe nazionali, una Champions League. Leggenda. Aneddoti, sorrisi, ricordi. Il più dolce è sempre quello, una giornata passata alla storia. Quindici anni di distanza, ma gli occhi brillano al solo pensiero: "Ti sembrerà strano, ma io di quella volta sapevo già tutto - ha raccontato Toldo in una lunga intervista concessa la scorsa estate ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com - La sera prima mi ero immaginato tutto quello che sarebbe potuto accadere il giorno dopo. Insieme ad una persona amica ne parlavamo per telefono e ci raccontavamo che tutto il mondo avrebbe parlato di me. Parlavamo del fatto che ci sarebbero stati i rigori e che ne avrei parati un botto. E così è stato. Quella sera ho agito grazie all'entusiasmo, grazie alla mia forza mentale. Potevano andare avanti quanto volevano, non ce n'era. Mi divertivo a prendere in giro - ovviamente sportivamente - l'attaccante che sbagliava lo stop o che non riusciva a segnare, tentavo di condizionarlo in maniera negativa in modo che lui si innervosisse. E mi sono anche divertito a guardare fisso negli occhi, in una maniera che solo in quel momento riuscivo a fare, i giocatori che tiravano i calci di rigore. Avevo un'adrenalina elevatissima, ma il mio pensiero era quello di riuscire a condizionare chi avevo di fronte. Come? Rimanevo fermo fino all'ultimo, facevo loro la finta per farli sbagliare. Sapevo che Stam avrebbe tirato forte, così sono rimasto in piedi fino all'ultimo. E' stata una notte divertente, davvero indimenticabile". Una notte che lo ha trasformato in eroe nazionale: "La gente mi ferma ancora adesso per quella partita, però per me era solo la normalità".

Modestia e umiltà, Toldo si è sempre contraddistinto per questo. Lo ha fatto anche quando, in punta di piedi, ha abbandonato il calcio dopo una gioia tanto attesa quanto meritata, arrivata con l'Inter, l'amore più grande: "Come ci si sente a non essere più un calciatore? Io sono dell'idea che nella vita ci si debba adeguare in maniera veloce. Io ho deciso di smettere esattamente la sera in cui abbiamo vinto la Champions League a Madrid: da qualche mese pensavo che se avessimo vinto tutti i trofei in quella stagione avrei smesso la sera stessa. Ho smesso esattamente con la stessa felicità con la quale ho iniziato. La cosa più bella è stata terminare la carriera con un trofeo così importante in mano: anche se in quella stagione ho raccolto poche presenze, so per certo di aver contribuito a quella vittoria sostenendo il gruppo a mio modo. Quando ho comunicato la mia scelta al Presidente Moratti era come se lui già immaginasse cosa volessi dirgli. Allora mi ha chiesto di restare in società, non voleva perdermi. Ha lasciato scegliere a me cosa preferissi, ho deciso di fare per due anni l'ambasciatore per un progetto importante e davvero gratificante come Inter Campus, una bellissima esperienza; poi ho creato Inter Forever, la formazione dei giocatori nerazzurri del passato, qualcosa che non esisteva".

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