“Napule è mille culure” cantava Pino Daniele. Tante, diverse, sfumature di una città che ha cuore, sentimento. Che vive di calcio. Che ad un campione come Gonzalo Higuain ha dato tanto e che da lui ha ricevuto parecchio in cambio. Perdonandogli anche gol sbagliati, errori pesanti. Come quello al Dnipro in semifinale di Europa League o il rigore contro la Lazio. Perché Higuain aveva il volto semplice e pulito del ragazzo perbene, quello che piace ai tifosi del Napoli. E poi in campo 91 gol in 146 partite, con due trofei ed un record storico non si possono dimenticare. Per questo motivo la sua presenza si sente, ancora. Da Castel Volturno alle strade della città. Nei luoghi che frequentava ed anche in campo. Come se Napoli, a distanza di mesi, non si fosse ancora liberata definitivamente del ‘Pipita’.
In città si parla ancora di lui ed anche chi lo ha frequentato non lo dimentica. Dai ristoranti in cui Higuain si rifugiava per qualche ora di relax al proprietario del negozio di abbigliamento che, di notte, apriva apposta per l’argentino. Che aspettava le ore meno affollate della giornata per fare un po’ di shopping. Perché Napoli ti dà tanto amore, a volte però rischia anche di asfissiarti con questo affetto sconfinato. Difficilmente lo si vedeva in centro Higuain. E quando accadeva la città si bloccava, tutti a caccia di un autografo o di un selfie con l’idolo della tifoseria. C’è chi ama e c’è chi non sopporta quest’aspetto di Napoli. Fa parte dei “mille culure” della città.
E anche Sarri ne parla come se la sua strada e quella dell’attaccante argentino non si fossero divise del tutto: “Saluterò Higuain come un figlio che mi ha fatto incazzare!”. Ma un figlio non va mai via definitivamente. Alla fine torna, cerca nuovamente il proprio padre. Perché, nonostante la rabbia, il modo per ritrovarsi c’è sempre. Probabilmente anche lui non si è ancora abituato all’idea di averlo perso. Ne parla con un sorrisetto a mascherare un pizzico di delusione, parole che tra le righe nascondono un messaggio. Perché Maurizio Sarri difficilmente riesce a celare le sue sensazioni. L’anno scorso ha puntato sul “Pipita”, ha costruito un Napoli “Higuain-centrico”. Una squadra bella da vedere e che aveva nel suo centravanti un finalizzatore strepitoso. 36 gol in una stagione sono leggenda. Più di Nordahl. Più di tutti. Certo, Higuain già era Higuain. Ma con Maurizio Sarri ha acquisito un qualcosa in più. Ed è per questo che forse l’allenatore non ha ancora metabolizzato il suo addio. Con quella fuga in piena notte per svolgere le visite mediche ed una notizia appresa soltanto quando ormai il suo trasferimento alla Juve era cosa fatta: "Tu quoque, Gonzale, fili mi...".
Tifosi, città, Sarri. Nessuno, ma proprio nessuno, ha dimenticato il ‘Pipita’. Neanche i compagni di squadra, che in questi giorni lo hanno punzecchiato in privato ma non solo. Mertens, scherzando, ha detto di aver pronti due schiaffi per l’ex compagno di squadra. Ghoulam, addirittura, che “Higuain è un calciatore come gli altri”. Ma il suo fantasma c’è, è presente. Fuori ma soprattutto dentro il campo. E non potrebbe essere altrimenti, si parla di un calciatore che ha segnato 36 gol in 35 partite nell’ultimo campionato riportando Napoli a credere nello scudetto dopo tanti anni. Sostituirlo non sarebbe stato facile per nessuno. Ma, da quando lui se n’è andato, sembra proprio che sui centravanti azzurri si sia abbattuta una maledizione. Prima l’infortunio di Arkadiusz Milik, poi le difficoltà e l’espulsione di Manolo Gabbiadini. Con il Napoli che ora si ritrova senza un attaccante di ruolo. Proprio contro la Juventus, proprio contro Higuain. Scherzo del destino? O il fantasma del ‘Pipita’ che ritorna?
Certo, il ricordo di quella tripletta al Frosinone è ancora vivo. Higuain canta e festeggia sotto la curva, mostra orgoglioso il pallone dell’hattrick. E’ l’inizio di un record leggendario, ma la fine di una grande storia d’amore. Da un sabato sera di metà maggio ad un sabato sera di fine ottobre. Da eroe ad avversario. Sono passati cinque mesi ma sembra un’eternità. E fu così che Gonzalo si trasformò in fantasma. Un giorno, all’improvviso…