Quando la crescita di Bryan Cristante sembrava aver subito un’involuzione, ecco che l’Atalanta dei ragazzi terribili di Gasperini ha saputo dargli nuova vitalità. Il centrocampista classe ’95, nell’intervista rilasciata a La Gazzetta dello Sport, ha ripercorso le varie tappe della sua carriera fino alla cavalcata coi nerazzurri realizzata nella passata stagione. Partendo inevitabilmente dall’esperienza al Benfica dopo gli esordi al Milan: “Allegri volle premiarmi. Eravamo già qualificati agli ottavi di Champions e fu una grandissima esperienza l’esordio col Viktoria Plzen, l’inizio del mio percorso. Non mi sono nemmeno reso conto di aver esordito in Champions, mi ha aiutato farlo così presto in una squadra come il Milan. Da lì sono cresciuto. Al Benfica poi il primo anno con Jorge Jesus è andato abbastanza bene poi con Rui Vitoria ho avuto poco spazio e ho chiesto di andarmene. Sono soddisfatto, questa Atalanta vale più del Benfica. Il calcio in Portogallo si vive in modo spasmodico, ancor più che in Italia. Là il Benfica è una religione, ci sono 50 mila spettatori fissi allo stadio. Sono tutti tifosi: dai bambini alla nonna che sventola la bandiera quando la squadra arriva in pullman. Il livello del campionato poi è buono: grande agonismo e velocità, poca tattica. Trasferirsi fa crescere e non sto parlando solo a livello calcistico. Cavarsela in un altro paese è un’esperienza formativa”.
Poi, il ritorno in Italia: “Volevo rimettermi in gioco e qui era più semplice trovare società disponibili per il prestito. Ricordo il primo giorno a Palermo: ero atterrato ed era appena stato cambiato allenatore: Iachini per Ballardini. Poi Zamparini ha richiamato Ballardini e mandato via Iachini. Un delirio, non si capiva niente, ho perso il conto degli allenatori saltati. Dopo il Palermo un’altra delusione a Pescara? C’erano gravi problemi, in gennaio la situazione era quasi compromessa”.
Ed ecco l’Atalanta: “Con Gasperini non ci sono ruoli fissi, anche i difensori e i centrocampisti sono chiamati alla fase offensiva. Il mio ruolo ideale sarebbe nel centrocampo a due ma quest’anno ho fatto anche il trequartista e nelle giovanili giocavo davanti alla difesa”.
Che stagione: “Non male come salto ma ora viene il difficile. Sono comunque sicuro che saremo attrezzati per il doppio impegno”.
Infine, la possibilità di vestire la maglia canadese grazie al padre di Toronto: “Sì, il ct canadese mi ha chiesto la disponibilità fin da subito, gli ho risposto che ci avrei pensato. In Canada hanno grandi progetti, vogliono staccarsi dagli USA e fare una lega tutta loro. Hanno anche chiesto di poter organizzare i Mondiali del 2026. Ma è chiaro che punto alla maglia azzurra…”.