Diventare calciatori…il sogno di tutti. Ma per un motivo ben preciso: la gioia del gol. Dall’oratorio a qualsiasi categoria, è questo il minimo comune denominatore. Segnare e in quel frangente successivo instaurare un rapporto di empatia pura con i tifosi. Magari all’ultimo minuto e far vincere la propria squadra. Chissà quante volte lo avrà sognato anche lui, Francesco Stanco, attaccante classe ’87 della Cremonese. Chissà quante volte anche lui si sarà scontrato con la dura realtà, che molto spesso diverge e falcidia la fantasia.
La difficoltà di tradurre un sogno in fatto concreto: cosa comune e quotidiana. Ma spesso i sogni, o meglio gli obiettivi si avverano, si raggiungono. Tipo ieri. 80’ di Cremonese-Arezzo, risultato sullo 0-2. Poi arriva Stanco e ribalta il match con quella scarica di adrenalina che a ventiquattr’ore e passa ha ancora dentro, l’adrenalina del gol: “Mancano dieci minuti alla fine, guardo il tabellone e tra me e me penso, ‘è finita, non ce la facciamo più’. Poi invece spesso il calcio ti riserva emozioni uniche e inaspettate. Due minuti dopo segno la rete dell’1-2 che riapre la partita poi Maiorino fa 2-2 e al 96’…”.Cambia tutto, all’improvviso. Con quell’orgoglio che ti spinge quando ormai le gambe non ne hanno più… “Cross di Gemiti dalla sinistra, anticipo il difensore e – racconta Stanco ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com – di contro balzo la metto sotto la traversa! Poi corro sotto la curva, un’esultanza liberatoria, non ci credevo…e l’emozione ce l’ho ancora adesso”.
Vince la Cremonese 3-2 all’ultimo minuto. Tutti corrono ad abbracciare eroe Stanco, lui urla, esulta, trasuda emozioni: “Il gol me lo sono rivisto almeno dieci volte, probabilmente di più. E stanotte ci pensavo continuamente al punto che non riuscivo a prendere sonno, mi sono addormentato dopo le 4. Stamani mi sono svegliato più felice di ieri, la solita colazione con cappuccino e cornetto mi sembrava qualcosa di magnifico, tutto ora mi sembra magnifico”. Poi però in settimana arriveranno anche le dolenti note, eh: “Penso proprio che mercoledì mi toccherà offrire la cena a tutta la squadra. A base di pesce? No, no quello solo se andiamo in B! Per ora si devono accontentare della pizza dai…”.
Esulta solo se fa gol decisivi Stanco. Tipo tranquillo, si definisce un ‘antidivo’: non ama riflettori e tatuaggi: “Spesso mi sento anche un po’ fuori luogo in questo mondo fatto di tatuaggi, orecchini e abiti stravaganti. Io sono uno alla mano, come il mio idolo d’altronde”. Con il tuo idolo giochi in casa, in tutti i sensi… “Eh sì Luca Toni, che è di Pavullo come me. A parte il fatto che è un giocatore fantastico mi piace il suo modo di essere: semplice, umile ha mantenuto tutte le sue vecchie amicizie, non si è montato minimamente la testa. Per me è un esempio in tutto e per tutto”.
Vuola tornare in Serie B Francesco Stanco: obiettivo chiaro e preciso. La retrocessione con il Modena dello scorso anno è ancora una ferita aperta: “Sono stato parecchio male, io sono di lì, a Modena ho fatto il settore giovanile e tutte le cose negative le ho vissute in prima persona. Vedere i miei amici che chiaramente erano anche tifosi, stare male è una cosa che mi ha fatto soffrire tantissimo. Dopo la retrocessione sono scoppiato a piangere. Spero che il prossimo anno ci incontreremo di nuovo in B con la ‘mia’ Cremonese…”.
Ma a Modena gli è successa anche una cosa simile a quella di ieri…l’uomo delle rimonte! La seconda stagione con la maglia gialloblu precisamente. Il Modena perde 2-0, il mister lo inserisce dalla panchina e fa doppietta! “Diciamo che a volte va bene anche a me, dai. Anche se in questo caso non eravamo riusciti a vincere…”.
E’ cresciuto Stanco, è diventato uomo-squadra: corre, lotta. Una cosa, però, è rimasta immutata: “Gli scherzi con il mio cognome! Ed io illuso che pensavo fossero finiti alle elementari. Ogni giorno la solita frase… ‘Come stai Francesco, sei stanco?’ oppure quando gioco male.. ‘Si vedeva che oggi eri stanco’. Ma a me non piacciono molto questo tipo di battute”.
Una domenica che ricorderà. Una gioia autentica, che durerà almeno per altri tre o quattro giorni. Il ricordo per sempre. Il ricordo di aver fatto emozionare una tifoseria intera, di aver fatto qualcosa di extra-ordinario. Semplicemente il ricordo di aver coronato quel sogno di ogni bambino: da Wembley al campetto di terra con le porte senza traverse…