A Olbia è diventato un calciatore, a Verona un uomo, a Cagliari un idolo. Andrea Cossu ha avuto dal calcio tutto quello che desiderava. La scorsa stagione ha lasciato il Cagliari, con gli amici Conti e Pisano. Fine della storia? Non era l'ultimo capitolo, perché dallo scorso dicembre Andrea è ripartito da Olbia, dove tutto cominciò. L'offerta dei "bianchi" era stimolante, il progetto ambizioso e la voglia di giocare ancora tanta:
"Mi hanno convinto le parole del presidente. L'obiettivo del club è quello di far crescere tanti giovani talentuosi, possibilmente sardi. L'altro obiettivo, strettamente legato, è quello di portare questa importante piazza in Lega Pro. Il calcio professionistico darebbe indubbiamente un'ulteriore possibilità di crescita a tanti ragazzi. Ci sono diversi giocatori interessanti, ma facendo un solo nome rischierei di fare torto agli altri. Mettiamola così, tra qualche anno sentiremo sicuramente parlare di molti di loro". Per Andrea si è trattato di un tuffo nel passato di vent'anni: "Nel '96-'97 facevo parte degli Allievi ed ero stato convocato dalla prima squadra per fare le prime esperienze: allora la squadra era in C2. Non è stato facile allontanarmi da casa, ma di quel periodo conservo un ricordo stupendo, c'erano persone che si comportarono benissimo con me. Anche per questo sono tornato".
Allora Cossu era poco più che un bambino, già tifosissimo del Cagliari: "La passione è nata grazie a mio padre. Fin da piccolissimo mi portava allo stadio a vedere i rossoblù. Ricordo che alla prima partita a cui assistemmo, il Cagliari giocava all'Amsicora, era in serie C: finì 2 a 0 per i rossoblù. Ero piccolo, avevo otto anni, ma ricordo bene che c'erano due giocatori in particolare che mi esaltavano: Fabrizio Provitali e Guglielmo Coppola". La seconda tappa fondamentale, come detto, è stata Verona: "I gialloblù mi permisero di proseguire il sogno che inseguivo fin da bambino, quello di diventare un calciatore professionista. C'erano anche altre società importanti che mi seguivano, ma, d'accordo con l'Olbia, quando mi prospettarono la possibilità di andare a Verona accettai subito. Sono stati 7 anni di crescita fondamentali, che poi mi permisero di presentarmi pronto all'appuntamento della vita, quello con il Cagliari".
In realtà un assaggio c'era stato già nel campionato 2005-2006. Ma è nel 2008 che Andrea si prende un ruolo da protagonista nel Cagliari: "Ti lascio immaginare, per me si avverava un sogno. Fino a quel momento li avevo sempre seguiti come tifoso, il giorno che mi hanno proposto di vestire quella maglia non capivo nulla per l'emozione. Per me rappresentava tutto. Quando poi sono tornato nel 2008 e ho conquistato un posto da titolare non avevo più nulla da chiedere al calcio: il Cagliari era la mia Nazionale. Offerte da altri club? Sì, ci sono state, soprattutto nel 2010, anche importanti, ma a me non è mai interessato. Barcellona? Mi hanno fatto piacere le parole del loro presidente, Joan Laporta, ma non c'era nulla di concreto. Io poi vestivo già il mio "blaugrana" quello del Cagliari e ho sempre e solo pensato ai rossoblù. Tutti i giorni per me erano "un giorno speciale", non posso ricordare un episodio in particolare se non l'orgoglio di essere stato per sette anni un giocatore della mia squadra del cuore. Non ho rimpianti nella mia carriera, il mio obiettivo l'ho raggiunto".
Festeggiare la promozione dall'altro capo della Sardegna ha lo stesso sapore? "Ho condiviso la gioia del popolo rossoblù con i miei amici, a distanza. Ciò che contava era il raggiungimento dell'obiettivo, anche se non potevo essere lì. Il Cagliari è tornato dove merita di stare sempre". Anche l'Olbia ha il suo obiettivo: "Adesso ci aspetta il Grosseto, formazione difficile da affrontare, ma noi abbiamo dimostrato, da gennaio in poi, di potercela giocare con tutti. Ci stiamo preparando nel migliore dei modi, siamo pronti alla battaglia". Insomma, Olbia scelta felice: "Ho un buon rapporto con tutti. Con l'allenatore Mignani c'è feeling, ci confrontiamo spesso e c'è unione di intenti. Osservato speciale in D? Non lo so, non spetta a me dirlo. E' un torneo dove c'è qualità, ragazzi che si stanno formando con l'ambizione di raggiungere un giorno i livelli più alti, magari la serie A. Futuro? Ancora è presto". In chiusura d'intervista Andrea ci dà una conferma: " 'Conti day' ? Certo che ci sarò, non posso mancare alla partita d'addio di una delle Leggende del Cagliari". E sarà anche l'occasione giusta per rivedere la maglia rossoblù numero sette indossata dal legittimo proprietario...