L’accesso alle semifinali di Copa America può permettere di sognare già ad occhi aperti, di iniziare ad intravedere quel trofeo che quest'anno, quello del Centenario, è più bello che mai. Non esiste persona nata in Sudamerica che non abbia provato almeno per un attimo ad immaginare come sarebbe stato alzarlo, magari dopo l’ennesimo gol nel campetto del quartiere con gli amici di sempre. Quello bravino tecnicamente, quello relegato invece spesso in porta, quell’altro talentuoso ma senza testa: ognuno di loro, in cuor suo, ci ha sempre sperato.
Ora che ci si ritrova lì, in semifinale, i sogni iniziano davvero a sfiorare la realtà e sorge spontaneo domandarsi come un semplice oggetto possa racchiudere la magia di inorgoglire ed addirittura unire interi Paesi. Sorrisi, abbracci, festeggiamenti, lacrime. La tensione che lascia spazio ai sentimenti. La favoritissima Argentina, l’incompiuta Colombia, la sorpresa Usa ed il Cile campione in carica. Una qualificazione meritata superando l’inferno dei quarti di finale e dimostrando la propria superiorità, di classe ma anche di spirito, grazie agli eroi in campo: così, per voi - in attesa dello spettacolo della notte -, abbiamo deciso di selezionare gli undici giocatori che per un motivo o per un altro hanno maggiormente contribuito a regalare questo viaggio alle rispettive nazioni, sperando di giungere al capolinea solamente con in braccio la Coppa, anzi... la Copa: formazione iper offensiva, ecco la nostra Top 11 dei quarti di finale.
David Ospina (Colombia) - La parata decisiva al 92’ sul colpo di testa di Ramos ha ricordato quella effettuata da Buffon su Zidane nella finale dei Mondiali 2006. I ‘Cafeteros’ dovrebbero erigergli un monumento: senza quell’intervento probabilmente tra le migliori quattro squadre del torneo a quest’ora ci sarebbe il Perù.
Marcos Rojo: (Argentina) - Una sicurezza per la retroguardia albiceleste ed un continuo saliscendi sulla fascia: quando veste la maglia della Nazionale si trasforma e non delude (quasi) mai. Moto perpetuo, decisivo anche nel far partire l’azione che ha portato al gol di Lamela grazie al passaggio per Messi.
Jeison Murillo (Colombia) - Un muro ed un punto di riferimento per la difesa colombiana: così giovane ma già così affidabile. Decisivo sui calci da fermo e pulito negli interventi: se la Colombia chiude il match a reti inviolate, oltre ad Ospina, deve anche ringraziare la prova superba del difensore dell'Inter. Possono gioire i tifosi nerazzurri: il vero Murillo sembra tornato. E chissà se sia già pronto a raccogliere l’eredità di Yepes coi ‘Cafeteros’ per carisma e virtù.
Gary Medel (Cile) - Centrocampista in Italia, difensore implacabile con 'La Roja'. Un'unica costante, lo spirito: 'Pitbull' vero. 60 minuti in campo, grinta e corsa per tre. E che cuore... Di pericoli, è vero, non ne arrivano granchè, ma lì in mezzo alla difeso il numero 17 svetta come un gigante e non sbaglia un colpo: basta uno sguardo per intimorire gli avversari. Combattente nato.
Gyasi Zardes (USA) - Un 'Super Atleta', come lo definiscono in tanti. "Basta essere ricordati unicamente per la cresta biondo platino'", chissà se l'esterno dei LA Galaxy avrà pensato questo. E allora eccolo lì, a piazzare la zampata vincente che manda in paradiso gli Stati Uniti. Poi la danza dopo il sorriso più grande, in attesa di spiccare ancora una volta il volo. E continuare a scrivere la storia.
Edson Puch (Cile) - Cile? Tanto, tanto. E come potrebbe essere diversamente dopo le 7 reti rifilate al malcapitato Messico? Sette gol sì, due dei quali messi a segno proprio da Puch, centrocampista offensivo di mestiere ma cantante per passione. Anzi, rapper conosciuto come ‘Comando’. Talento discontinuo, ma se in vena può diventare l’ennesima arma in più della ‘Roja’.
Michael Arroyo (Ecuador) - Il primo ad inseguire ogni pallone, l'ultimo ad arrendersi alla sconfitta: gol per regalare la speranza ad un'intera nazione a un quarto d'ora dalla fine e garra vera, fino al novantesimo e oltre. Orgoglio ecuadoregno, nonostante l'eliminazione.
James Rodriguez (Colombia) - Le parole per lui non bastano più. Gioia per gli occhi, talento assoluto. E guai a pensare agli ultimi mesi complicati con la maglia del Real Madrid: per James, con i 'Cafeteros', è tutta un'altra storia. Palo che trema ancora, non giocate, ma opere d'arte in movimento. Tutte firmate 'El Diez'. Adesso manca solo il masterpiece.
Clint Dempsey (USA) - Unbelievable. Incredibile, non una parola di più. Decisivo sempre, anche a 33 anni. Sempre un gradino sopra tutti gli altri. Gol, assist e carisma da vendere per portare i 'suoi' Stati Uniti ad un passo dalla storia nell'edizione casalinga. L'ex Tottenham non vuole fermarsi sul più bello: adesso c'è l'Argentina, Dempsey è già pronto.
Gonzalo Higuain (Argentina) - Tutti gli argentini, ma anche i napoletani e gli italiani in generale aspettavano di vedere il ‘Pipita’ sbloccarsi finalmente in questa Copa America- Eccoli tutti serviti: doppietta e un calcio alle critiche soprattutto di chi iniziava a richiedere a gran voce la presenza di Aguero nell’undici titolare già a partire dal prossimo match. Gonzalo arrugginito? Meglio non scherzare...
Edu Vargas (Cile) - 4 gol, what else? Non sarebbe dovuto essere del match per star vicino alla madre vittima di un infarto, ma l’esplicita richiesta di quest’ultima di rimanere e giocare per dedicarle un gol è stata esaudita, eccome. 1, 2, 3, 4. Poker servito ed Edu Vargas eroe di giornata del Cile. E della mamma.
Allenatore: Jurgen Klinsmann (Ct USA) - Stati Uniti in semifinale. Sì, tra le 'Fab Four'. Chi lo avrebbe mai detto? Lo ha sempre saputo Jurgen Klinsmann, autore di un vero e proprio capolavoro. Dopo le buone prestazioni e i complimenti ottenuti alla guida degli States ai Mondiali 2014, adesso un posto tra i giganti. E con tanta voglia di sentire nella notte di Houston quel classico 'abbiamo un problema'. A dirlo, però, dovranno essere gli argentini...
La nostra Top 11 dei quarti di finale di Copa America:
(3-4-3) Ospina, Rojo, Murillo, Medel; Zardes, Arroyo, Puch, James Rodriguez; Dempsey, Higuain, Vargas. (All. Klinsmann).
A cura di Matteo D'Aquila e Alberto Trovamala