Un nome che rappresenta una nazione calcistica e viceversa: Paolo Guerrero ed il Perù, un binomio indissolubile. Una carriera tra Bayern Monaco, Amburgo, Corinthians e Flamengo, ma è con la maglia ‘Blanquirroja’ che si trasforma dando il meglio di sè, diventandone attaccante, leader e bandiera. Garra y goles. 5 gol nella Copa America del 2011 e 4 in quella del 2015, morale della favola: capocannoniere in entrambe le competizioni, nonché primo giocatore della storia a vincere il titolo di miglior realizzatore in due edizioni consecutive del torneo. Ah, è anche il miglior goleador della storia del Perù con 26 reti. Niente male, no? E non è finita qui: con il gol all’esordio contro Haiti in questa Copa America del Centenario ha regalato al Perù la prima vittoria del torneo. Altrochè Messi, Higuaín, Suarez e compagnia, la Copa America ha un solo padrone in termini realizzativi: Paolo Guerrero. Ecco 10 particolari curiosità proprio sull’attaccante peruviano:
1- Studiò nella stessa scuola di Jefferson Farfàn, ora all’Al-Jazira, col quale giocò anche nelle giovanili dell’Alianza Lima. Proprio nelle giovanili della squadra Guerrero segnò più di 200 gol, senza però mai esordire “tra i grandi”. 2- Ha tatuato il viso di suo figlio, Diego Enrique, sull’addome. 3- Lo scrittore Beto Ortiz gli dedicò un libro dal titolo ‘Pequeñas Infidencias’. 4- Colleziona auto di lusso e cavalli. 5- Ha paura di volare e così quando vola viene legato al sedile dell’aereo (altri famosi calciatori del passato con questa fobia sono Di Stefano e Bergkamp). 6- Nel 2003, quando giocava nell’Amburgo, fu sospeso per 5 giornate e multato per aver scagliato una bottiglietta contro un tifoso della sua squadra, reo di avergli intimato di tornarsene in Perù. 7- Sono tre le persone a cui è riconoscente per il successo avuto in carriera: suo padre, sua madre e Constantino Carvallo, il direttore della scuola ‘Los Reyes Rojos’ frequentata proprio da Guerrero e venuto a mancare nel 2008. Doña Petronila, mamma del calciatore, l’ha sempre affermato: “Constantino era come un secondo padre per lui: gli ha insegnato ad essere umile e ad essere sempre il migliore”. 8- Durante i suoi primi giorni a Monaco, uno tra i più colpiti dalle abilità del giocatore era nientemeno che Gerd Müller, che ad ogni gol regalava all’attaccante peruviano un cioccolatino. In quel periodo poi, il soprannome del giocatore era ‘Nene’, ovvero il bambino, prima di diventare ‘el Barbaro’, ‘el Depredador’ o ‘el Krieger’. 9- Odia essere chiamato ‘Paolín’. Nel 2009 accadde che Carlos Álvarez, famoso comico sudamericano, lo chiamò proprio così e l’attaccante rispose seccato: “Se lui è omosessuale, non significa che lo debba essere anche io”. 10- A dieci anni partecipò con i compagni dell’Alianza Lima al programma televisivo Hola Yola, dove venne presentato come il futuro talento della Nazionale. Col senno di poi, si può dire che ebbero ragione.
A cura di Alberto Trovamala