Che fosse una serata particolare lo si era capito fin da subito. L’Argentina al Maracanã cinque anni dopo la sconfitta in finale del Mondiale contro la Germania. “Sean eternos los laureles...”sono le prime parole della strofa cantata dell’inno argentino a Rio de Janeiro e stavolta vengono pronunciate anche da Lionel Messi.
Tutt’altro che una cosa scontata per la Pulga: in patria è stato spesso criticato per non cantare l’inno durante le partite della nazionale, scelta che gli ha inimicato quella parte di pubblico che lo ritiene ‘poco argentino’. “L’inno lo sento dentro, non è obbligatorio cantarlo. Ormai lo faccio di proposito perché queste critiche sono sciocchezze. Ognuno lo vive alla sua maniera, a me emoziona molto ascoltarlo” aveva detto tempo fa a riguardo.
Solo che qualcosa è cambiato in questa Copa América, forse anche dopo un confronto con la moglie Antonella. I segnali c’erano già stati nella scorsa partita contro il Qatar, in cui il bambino che era entrato mano nella mano con lui aveva giurato di averlo sentito canticchiare la melodia della parte non cantata, salvo poi rimanere ancora in silenzio nel momento in cui il testo subentra alla musica.
“O juremos con gloria morir!” Tre volte il grido prima di iniziare. Stavolta il Maracanã non è maledetto come nel 2014 e soprattutto davanti non c’è la Germania di Low. Non è la miglior serata di Messi, ma ancora quella di Lautaro: segna subito per celebrare quello che è il suo momento d’oro con la Selección: gol e scossa emotiva di una squadra che partita dopo partita sta crescendo, dopo aver dimenticato con fatica la sconfitta dell’esordio con la Colombia.
Segna lui l’1-0, poi sprazzi di sofferenza per l’Argentina prima del 2-0 di Lo Celso nel secondo tempo. L’Argentina vince ancora, 2 gol al Venezuela come quelli segnati al Qatar. Ora però arriva il Brasile, in un Superclásico de las Américas che al di fuori di amichevoli e qualificazioni manca addirittura dalla finale del 2007, la prima di sempre persa da Messi in albiceleste.
Si giocherà al Mineirão, un altro degli stadi significativi del Mondiale 2014, stavolta in negativo per il Brasile. Stadi che cinque anni fa erano abituati a sentir cantare anche troppo spesso “Brasil decime que se siente”, il vero tormentone di quell’anno, e forse la prossima canzone che Messi vorrà cantare dopo l’inno.