Tutto in un'analogia. In quelle ante verdi del cancello di Villa San Martino che si uniscono, lentamente, bloccando la visuale sul porticato di casa come un libro chiuso al trentunesimo capitolo di un romanzo d'amore bello, romantico, entusiasmante, chiamato Milan. Ma ormai definitivamente concluso. Le sensazioni attorno all'ambiente rossonero, nonchè attorno ai luoghi del misfatto, sono contrastanti: lasciare il vecchio per il nuovo comporta sempre un pizzico di incertezza, abbinata al dato di fatto nel vedere uno dei club più importanti al mondo cambiare totalmente volto. Ma la testardaggine di Silvio Berlusconi si conosce, da un lato o dall'altro: andare avanti più di così, a stento dopo una serie di ultime annate deludenti, non risultava possibile. Costi di gestione elevatissimi sì, ma anche la consapevolezza di dover guardare oltre, per un futuro che non avrebbe potuto vedere protagonista, per un termine da sempre lui caro, la propria squadra. Separazione di un legame che appariva inscindibile, tra mille tentennamenti e difficoltà in una trattativa finalmente andata in porto, e quell'abbraccio finale sino a lasciarsi con tanta malinconia e la stessa voglia di tornare in alto. Riassaporata, di fronte ad una volontà tanto forzata quando condivisa, in un caldo pomeriggio di aprile.
CloSìng. Testimoniare un pezzo di storia calcistica. Niente di più facile a scriversi, niente di più difficile da realizzare, o portare al centro di un momento di riflessione: da ieri, 13 aprile 2017, il Milan non è più di Silvio Berlusconi. E dirlo o scriverlo fa abbastanza impressione. Matematico ripensare ai fantastici anni di successi, gloria, trionfi, sguardi anche dal tetto del mondo. Ma la quotidianità finisce per incuriosire, invogliare a scoprire, chiedersi quale aria si sia respirata attorno ad una trattativa infinita, giunta al traguardo poche ore fa dopo anni di ipotesi e fatti finalmente compiuti. Sarà veramente la volta buona? Domanda ottimistica, ma con riserva, riecheggiante nelle prime ore del mattino in piazza Belgioioso: dove il sole riscalda ancora poco, coperto da un vento freddo di incertezza e ombra su una conferma ancora tutta da ottenere. E in cui proprio raggi e calore, nel momento più torrido della giornata, finiscono per illuminare e schiarire la situazione tra dubbi e perplessità, contestualmente all'arrivo dei due bonifici dal Lussemburgo utili a chiudere l'operazione.
L'attesa è tutta per Marco Fassone ed Han Li, volti del nuovo Milan dirigenziale, dopo gli arrivi di Pellegrino e Franzosi per Fininvest: sbucati all'improvviso, in arrivo a piedi da Piazza della Scala, tra qualche sorriso tirato (per il futuro ad) e uno sguardo solo ed esclusivamente proiettato verso l'ingresso dello studio legale Gianni, Origoni & Partners, con l'intenzione di chiudere tutto. Zero parole, come nei giorni precedenti, e solo lavoro: tra qualche sguardo a chi in piazza, tra un sorso d'acqua e tante chiacchiere, osserva le quattro finestre di una stanza blindata alla curiosità dei più.
Più di cinque ore di trepidante attesa, poi LA novità. Quella che chiunque attendeva, quella che qualsiasi chat di Whatsapp, tra un aggiornamento e l'altro, voleva ritrovare nome ultima notifica: soldi sul conto di Fininvest arrivati, trattativa conclusa nel fermento generale. Perché dopo 31 anni, nel cuore di Milano, il Milan ha visto chiudersi una lunghissima epopea, al via dal 20 febbraio 1986, in mesi duri per una società sull'orlo del fallimento. Comunicato congiunto e prima frase chiave: "Fininvest ha oggi finalizzato la cessione alla Rossoneri Sport Investment Lux dell'intera partecipazione, pari al 99,93%, detenuta nell'AC Milan".
Zero il numero di tifosi presenti, tanti i passanti incuriositi dalla folla di colleghi presenti con gli inseparabili microfoni e telecamere: da "Il Milan è stato venduto" ad "AC Milan has been sold", con qualche parentesi spagnola compresa, il passo è breve. Lingue diverse ma stesso, identico ed incredibile significato: di rossonero, in società, restano stemma, colori, blasone, storia. Non un simbolo che cambia volto, pelle, anima: DNA vincente da ricostruire e ritrovare, grazie a nuovi capitali e nuovi campioni da trattenere ed accogliere. Insieme ad una proprietà ancora tutta da conoscere, attendendo domani le prime parole di Yonghong Li (avvicinato solo nel giorno del suo arrivo) e rivedendo in quell'abbraccio di Han Li, scorto tra i vetri del palazzo in Belgioioso, la soddisfazione per aver portato a compimento un obiettivo durissimo sì, ma raggiunto.
Per scorgere le prime reazioni tra la gente, ci si affida (ancora) alla tecnologia: messaggi sui social di grandi ex come Baresi o Inzaghi, ad anticipare il "Grazie ancora" di chi ormai ha assunto lo status di ex proprietario, tutti proiettati nuovamente a ciò che si è concluso, e non alla nuova storia al via. Sguardi che rappresentano il minimo esempio di quanto Berlusconi, ed il Suo Milan, abbiano occupato un ruolo da protagonisti nel mondo del calcio, con risultati durissimi da replicare per chiunque. E chissà che non si sia parlato proprio anche di questo, in una cena ad Arcore tra vecchia e nuova proprietà capace di unire passato, presente e futuro: dietro a quei cancelli dai quali per ultimo, attorno a mezzanotte e mezza, a uscire è stato Adriano Galliani. L'amico storico di Silvio Berlusconi, compagno di battaglie, avventure, emozioni ed esultanze in tribuna: di un viaggio lunghissimo, bello, indimenticabile. Ma anche di un giocattolo condiviso a lungo e dal quale prima o poi, tuttavia, sarebbe stato doveroso separarsi: anche alle spalle di due ante verdi che si chiudono, per sempre, di fronte a quello che è stato un sogno dal quale ci si è svegliati solo qualche ora fa. E davanti al quale anche il mondo del calcio, dopo un'era indimenticabile, non ha potuto far altro che applaudire. Al pari di un'ultima, stoica tifosa rimasta lì, fuori da Villa San Martino, fino alla fine. Soltanto per dire "grazie". Urlandolo in lontananza, squarciando la tranquillità di Arcore. E lasciando spazio al doveroso silenzio nell'ammirare, una volta finito tutto, ciò che meravigliosamente è stato. Volgendo lentamente lo sguardo a ciò che è sarà, a partire da ieri, 13 aprile 2017: testimonianza di un giorno storico. Capace di portare il Milan, 31 anni dopo, a chiudere il capitolo più bello di sempre.