La prima da titolare comunque sia la ricorderà: 40 minuti al Torneo di Viareggio, e poco importa se la prestazione non è stata all’altezza delle (tante) aspettative che si erano create su di lui. In Italia è arrivato col trolley pieno di speranze e di ambizioni: la sua Corea del Nord è lontana, il presente si chiama Firenze. Song Hyok Choe insegue in Europa il suo mondo, quello del pallone che lo ha portato alla Fiorentina per trovare fortuna. Tanta voglia, ed un futuro tutto da scrivere. Foglio bianco sui cui Choe ha iniziato a scrivere la propria storia contro l’Entella nel campionato Primavera: entrato per gli ultimi 15 minuti, è diventato il primo nordcoreano a giocare in Italia.
La Fiorentina lo seguiva da oltre un anno con i suoi scout, con il dt Angeloni ed il Responsabile del settore giovanile Vergine: poi, al compimento dei 18 anni, finalmente la firma sul contratto coi viola. L’Italia già la conosceva sì, ed anche l’italiano: studiato quando era venuto qui, l’anno scorso, per una serie di provini che non avevano avuto successo. Non per le proprie qualità, quanto per i regolamenti sui tesseramenti. L’occasione giusta poi è finalmente arrivata: la Fiorentina gli ha regalato il suo sogno italiano, il gruppo lo ha accolto a braccia aperte. Pochi social e tanto buon cibo italiano, passione che il suo corpo comunque nasconde benissimo. Nonostante i 40’ minuti deludenti alla prima da titolare con la Fiorentina al Viareggio, chiunque parla bene di lui: i compagni, lo staff, la dirigenza viola. Sorridente, curioso, pieno di sogni e di speranze: gran lavoratore, quello sì. Del resto in Asia è una buona abitudine: all'intervallo è rimasto negli spogliatoi, chi lo conosce rassicura che non c'è rimasto male. Sa che deve lavorare, che la strada è ancora lunga. Ma più lunga che dalla Corea a Viareggio, proprio non può essere.