Trentanove anni, ma sempre la stessa voglia di giocare e far gol. Sergio Pellissier non ha nessuna intenzione di dire basta, prima ci sono altri obiettivi da raggiungere, primo tra tutti quello di tenere il Chievo in Serie A: "Ci siamo da tanti anni e vogliamo restarci - le parole dell'attaccante gialloblù ai microfoni della Gazzetta dello Sport - portiamo meno soldi, ma credo che le storie come la nostra siano ancora il bello del calcio".
L'ultimo gol alla Lazio lo ha festeggiato abbracciando in campo il figlio Matteo, un modo perfetto per tagliare il traguardo delle 110 reti in serie A: "Ha 8 anni, frequenta la terza elementare e gioca nella scuola calcio del Chievo. Si diverte, e la domenica dà una mano ai raccattapalle. Non è ancora in età, ma gli piace stare in campo. E domenica era più contento di me. Io continuo a lavorare per migliorarmi e conquistarmi il posto, al presidente Campedelli ho sempre detto di essere uno come gli altri, non voglio un contratto solo perchè mi chiamo Pellissier. Non mi reputo inferiore a nessuno".
Di Carlo gli ha dato fiducia, Ventura invece ha creduto poco in Pellissier: "Non l'ho più sentito, ho sbottato in quel modo dopo le sue dimissioni per i miei compagni. Gli abbiamo dato tutto in quel mese e lui ci ha abbandonati, non lo meritavamo. Il nuovo allenatore ci ha dato serenità, proprio ciò che ci serviva. E' tornato lo spirito del Chievo, quello che dovremmo sempre avere. Una squadra che lotta su ogni pallone, che vuole vincere. Mancava questa voglia e adesso è tornata".
L'intervista completa sulle pagine della Gazzetta dello Sport oggi in edicola...