V per Venezia. Robert Mazan non ne fa colpa a nessuno, ma all’alba dei 25 anni quello arancioneroverde potrebbe essere l’ultimo treno di una carriera ad alti livelli. Sono comunque dieci in meno di Agostino Garofalo, ed è anche per questo che il ds Angeloni ha cercato il colpo in prospettiva (il giocatore arriva in prestito con diritto di riscatto, senza contro riscatto). A Mazan il talento non è mai mancato, la fortuna un po’ sì. E senza una buona dose di entrambe nel calcio è difficile fare strada.
Nella natia Slovacchia, su quell’out di sinistra si è messo in mostra un ragazzo con personalità, dai piedi educati e capace di accendersi nello stretto. Il classico terzino promettente insomma, nel giro della Nazionale sin dall’Under 17. Con la maglia dei club, Mazan ha mosso i primi passi in Superliga tra Trenčín (la squadra della sua città, assaggiando anche i preliminari di Europa League) e Senica.
Poi nel 2015 la chiamata dello Žilina, croce e delizia della sua vita da calciatore. In due anni e mezzo, Mazan colleziona 55 presenze e un gol, laureandosi Campione di Slovacchia nel 2016/2017. Ma proprio in quella stagione subisce un grave infortunio: lacerazione al tendine d’Achille, sei mesi lontano dai campi. “Mi sono reso conto che la salute è una sola e la cosa più importante. Se sto bene, so qual è il mio valore”, dirà il giocatore al rientro.
Se ne accorge anche Jan Kozak, all’epoca allenatore della Slovacchia, che nell’ottobre 2017 convoca Mazan per le gare di qualificazione al Mondiale contro Scozia e Malta. La seconda, è quella del debutto: all’87’, sul punteggio di 3-0, fuori Hubocan e spazio al classe ’94. “Solo pochi minuti, ma quanto li ho apprezzati!”, ricorderà Robert. “Sin dalla prima palla che ho toccato. Attorno a me c’erano Skrtel, Hamsik, Pekarik. Già era un onore condividere il taxi con loro, figuriamoci giocarci assieme. Quello che avevo sempre sognato stava diventando realtà”. La felicità di un bambino.
Quel giorno in campo c’è anche Stanislav Lobotka. Intouchables, lui e Mazan, sin dall’infanzia a Trenčín: compagni di scuola prima e di squadra poi. “Robo, vieni in Spagna!”, lo spinge il centrocampista, già lanciato con la maglia del Celta Vigo (e oggi sul taccuino di Napoli e Fiorentina). Gli osservatori galleghi tengono d’occhio il terzino, Lobotka avvicina le parti e facilita la trattativa. Anche perché il colpo è decisamente low cost: in scadenza con lo Žilina, Mazan lo scorso gennaio passa al Celta per 800mila euro.
Sembra il trampolino di lancio, non sarà così. L’allenatore Unzué sulla fascia sinistra sceglie sempre Jonny, concedendo allo slovacco appena due spezzoni di partita in cinque mesi. Nello stesso periodo farà più minuti in Nazionale (ad oggi le presenze sono 6). E le cose non migliorano dopo l’estate. Né con Mohamed né con Cardoso: complici alcuni guai fisici, Mazan non scenderà più in campo con la squadra di Vigo. Desaparecido e valigia in mano.
Eppure, in qualche modo il terzino è riuscito a lasciare il segno, suo malgrado. Lo scorso 23 dicembre Aspas e compagni sono di scena al Camp Nou. Per Mazan, in panchina, c’è comunque una piccola gioia personale: la maglia autografata di Leo Messi, il suo idolo. Troppo grande la tentazione di postarla su Instagram, con tanto di commento “Gracias díos”. Mossa quanto meno ingenua: il Barça aveva appena battuto il Celta 2-0, il secondo gol a firma proprio di Messi.
A Vigo non la prendono benissimo e Mazan è costretto a cancellare il post con tanto di scuse: “Non avevo intenzione di ferire nessuno, l’ho fatto perché è il giocatore che più ammiro da quando ero piccolo: giocare contro di lui e ottenere la sua maglietta è qualcosa di speciale”. Emozione canaglia, Robert. Vedrai quante ne regala una città come Venezia.