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​​Chelsea, vent’anni fa sbarcava a Londra “Magic Box”. Terry: “Momenti indimenticabili: è una leggenda”

God-Zola” o “Magic Box“, basta questo per capire tutto. Nel lontano novembre del 1996 Gianfranco Zola si trasferì in Inghilterra, Premier League: dal Parma al Chelsea per 12, 5 miliardi di lire. Appena il tempo di vestirsi da “maghetto” e diventò idolo indiscusso. Prima l’esordio del 23 novembre contro il Newcastle di un certo Alan Shearer, dove Sir Zola non segnò ma fece innamorare il pubblico con le sue giocate. Ancora non conosceva la lingua e per farsi passare il pallone comunicava con un “hello”, ma gli bastò una doppietta all’Aston Villa per diventare il re di Stamford Bridge.

“Quando arrivò si distinse subito per la sua professionalità” – racconta John Terry nel corso di un’intervista realizzata per il sito del Chelsea – “Era un grandissimo campione, di livello internazionale, eppure teneva tantissimo ai giovani. Io avevo solo 16 anni e ricordo bene che trovava il tempo per tutti. Voleva sempre aiutare i ragazzini con i suoi consigli. Io cercavo sempre di guardare come si preparava per le partite e gli allenamenti. Ero il ragazzo responsabile del kit di allenamento e quindi arrivavo al campo intorno alle 7 e 30 e Zola era già lì. Andava in palestra a fare stretching e lavori di rafforzamento davvero inusuali per l’epoca: era già avanti coi tempi. Era bello sentire i suoi discorsi, fargli domande su quello che faceva e a cosa gli sarebbe servito”.

Terry racconta di sfide particolari di “head-tennis” e di una grande attenzione per il lavoro dei compagni: “Solitamente terminava gli esercizi nel campo da tennis e qui cominciava delle sfide con noi ragazzi: al posto delle racchette si usava la testa e un pallone da calcio piccolo. Lui non aveva una grande statura, ma nonostante ciò riusciva a batterci tutti. Era una grande star e vedere come si preparava ai match e come si alimentava era bellissimo. Prendeva cura del suo corpo in tutti i modi. Fissò nuovi standard di allenamento per il club, non sopportava le persone che non lavoravano duramente o che non si allenavano con serietà. Ovviamente quando da ragazzino hai intorno professionisti come Gianfranco, si alza la qualità e l’intensità delle sessioni. Spesso dopo l’allenamento Gianfranco prendeva un sacco con dei palloni e ci chiamava, ci insegnava tutta una serie di movimenti. E’ stata una crescita costante, mi ha insegnato in che modo posizionare il corpo per mettere ulteriormente in difficoltà gli attaccanti. Regalava consigli in continuazione“.

Una delle specialità della casa? I calci di punizione. Terry e soci ammiravano a bocca aperta: “Durante gli anni abbiamo visto molte di quelle palle andare sotto l’incrocio dei pali. Dagli spalti avevamo la sensazione che con lui ogni punizione dal limite potesse essere gol. Per diventare così bravo si è dovuto allenare tanto, provando e riprovando i piazzati. E’ stata un’enorme lezione per tutti noi. Giocarci contro in allenamento era un incubo, perché sapeva fare tutto. Poteva giocare in un fazzoletto di terreno, dove avrebbe fatto girare la palla in continuazione, oppure poteva saltarti con un movimento secco e rapido. La sua abilità con il pallone era semplicemente fantastica, naturale. Zola è stato uno dei giocatori più forti che abbia visto giocare. Se andavi a stretto contatto con Gianfranco era capace di girare su stesso, tornare indietro e poi saltarti in accelerazione“.

God” Zola tiene tantissimo al rapporto con i suoi fans: “Dopo le gare trovava sempre il tempo per stare con i tifosi e sottolineava a noi ragazzi l’importanza di gesti come quelli. Ci disse anche che sarebbe venuto un giorno in cui nessuno avrebbe chiesto il nostro autografo o altre piccole cose e queste parole mi hanno sempre colpito. Ci ha regalato tanti bei momenti. È una leggenda del club”.