Possono festeggiare, i tifosi del Lipsia e del Salisburgo. Entrambe le squadre potranno tranquillamente disputare la Champions League, la prossima stagione. L’allarme era scattato nelle settimane scorse quando, in virtù del primo posto in classifica, il Salisburgo si era laureato campione d’Austria, accedendo alla fase a gironi della competizione. Secondo il regolamento Uefa, una delle due non avrebbe potuto prender parte al torneo, in quanto nello stesso non possono esserci club nei quali un medesimo investitore. In questo caso è la Red Bull, proprietaria di una e forte investitrice nell'altra, dove immette più del 30% del giro d’affari. Un cavillo fondamentale (e probabilmente studiato) che ha aggirato la regola e annullato qualsiasi tipo di sanzione.
A confermare la partecipazione alla prossima Champions League delle due squadre, dunque, ci ha pensato la Uefa, attraverso un comunicato ufficiale pubblicato sul proprio sito internet: “La Camera Arbitrale dell'Organo UEFA di Controllo Finanziario dei Club (CFCB) ha deciso di ammettere FC Salzburg e RB Leipzig alla UEFA Champions League 2017/18 non avendo rilevato violazioni all'Articolo 5 (Integrità della competizione) del regolamento del torneo. Dopo un'accurata indagine e a seguito di importanti variazioni amministrative e strutturali da parte dei club (relative ad azienda, settore finanziario, personale, sponsorizzazioni, ecc.), l'organo di controllo UEFA ha ritenuto che nessun individuo o persona giuridica aveva più un'influenza decisiva su più di una squadra partecipante a una competizione UEFA per club. Come previsto dall'Articolo 34(2) del Codice di procedura dell'organo di controllo finanziario UEFA - Edizione 2015 e dagli Articoli 62 e 63 degli Statuti UEFA, è possibile presentare ricorso al Tribunale Arbitrale dello Sport entro 10 giorni. L'organo di controllo finanziario UEFA continuerà a monitorare entrambi i club per accertarsi che continuino a rispettare le regole di integrità. La sentenza motivata e dettagliata verrà pubblicata su UEFA.org a tempo debito”.