Caro Pepito,
non si possono immaginare i pensieri che da ieri affollano la tua testa. Da quando, al 35’ minuto di Celta Vigo - Eibar, dopo uno scontro di gioco, il tuo ginocchio sinistro ha subito una brutta torsione. Non era il “solito”, quello che troppe volte, in ginocchio, ti ci ha messo, ma l’ansia e le lacrime hanno da subito preso il sopravvento. Forse perché in te c’era più di un presagio ed è facile intuirne il motivo: tu, purtroppo, a quel dolore e a quella sensazione, ci sei abituato. E le lacrime che ieri ti hanno accompagnato fuori dal campo, non erano solo preoccupazione ma il segno di un’amara consapevolezza. Non ti servivano esami per sapere che era di nuovo il crociato, di nuovo la sfortuna che ti aveva marcato stretto, di nuovo quel dannato crac che ti ha tenuto e sfortunatamente ti terrà lontano dai campi per mesi. A sei giorni dalla tua prima tripletta in Liga, a soli tre anni dall’ultimo stop. Sembra una maledizione che ciclicamente si ripresenta, costringendoti a operazioni e riabilitazioni lunghissime.
C’è da stringere i denti e non perdersi d’animo ora. Come hai sempre fatto e come farai anche questa volta, a leggere le tue parole:
“Eccoci qua, un altro ostacolo da superare. Ma sono pronto a combattere contro tutto per tornare a fare quello che amo più di ogni altra cosa al mondo…giocare a calcio!”. Non solo è la cosa che ami di più ma è quello per cui sei nato. E non è opinione solo dei tifosi del momento, ma di tutti gli amanti del talento, dell’estro e della fantasia palla al piede. Chi apprezza il calcio non può non essersi innamorato almeno una volta di te, del tuo passo rapido, della tua velocità e dei tuoi gol. E’ impossibile non aver mai esclamato “Quanto è forte Pepito Rossi!” mentre bruciavi gli avversari o firmavi progressioni da restare a bocca aperta.
Con qualsiasi maglia sia sceso in campo, la tua presenza si sentiva e la tua assenza pesava. Perché se è vero che il tuo potenziale forse non si è mai espresso al cento per cento, è fuori discussione che quel potenziale ti appartenga dalla nascita. Lo sanno i tifosi del Villareal (32 gol nella stagione 2010/11 chi se li scorda!), ma anche quelli della Fiorentina a cui hai portato, col 49 sulle spalle, 16 punti in 21 gare nel 2013/14. La stagione della tua rinascita; quella dell’incantevole tripletta alla Juventus, in rimonta, che il popolo viola difficilmente dimenticherà. Tecnica sopra la media, incisività sul terreno di gioco e un’involontaria leadership. Un carattere schivo, non particolarmente estroverso ma un sorriso genuino e cordiale mai negato a nessuno. Queste sono le qualità che dentro e fuori dal campo hanno trasformato Giuseppe Rossi in Pepito e ti hanno permesso di conquistare allenatori, tifosi e compagni.
Che oggi immancabilmente si stringono intorno a te, perché né loro né il mondo del calcio (e nemmeno noi) siamo pronti a rinunciare a un campione come te. Da ieri ti scrivono in tanti e in diverse lingue. Tu non ti sei fatto attendere: “I vostri messaggi mi danno forza! Grazie di cuore! Che voglia di tornare già e continuare a fare ciò che amo…giocare a calcio!”.
La tua voglia di tornare è la nostra voglia di vederti in campo più forte di prima. E te lo diciamo in spagnolo, prendendo spunto da uno dei moltissimi incoraggiamenti ricevuti oggi: “Mucho animo Pepe! Volveràs màs fuerte que nunca!
Firmato Celta Vigo, amici, tifosi e tutti gli amanti del calcio.