Addio e ritorno. "Klas, amico perso in un giorno di festa"
E l’anticamera di una separazione improvvisa. “Chiesi due anni di contratto. Me ne proposero uno. Mia figlia Rebecca non stava bene e aveva bisogno di mare. Arrivò una proposta dal Catanzaro. Triennale, in serie C. Si era chiuso un ciclo, speravo se ne aprisse un altro”. Ma le cose non andarono così. “Gente stupenda, ma non c’erano le condizioni per fare calcio professionistico”. Marcia indietro e ritorno a Bologna per un’ultima stagione in B. “Non sono riuscito a riportare la squadra in A, l’importante è che ci siano riusciti altri. Continuo a seguirla sempre. Mi manca tantissimo. Tornare nel calcio mi piacerebbe, qualche esperienza amministrativa e imprenditoriale me la sono fatta…”.
Oggi, fra un mobile e un viaggio, il pallone è ancora al centro dei suoi pensieri. L’ultimo l’ha toccato con la Nazionale dei sindaci, “dove giocavo da fermo. A correre ci pensava Flavio Tosi (ex sindaco di Verona). Era il più forte del gruppo”.
Carlo Nervo, 47 anni, cittadino di Mantova, imprenditore, politico, calciatore, marito di Elisabetta, padre di Jacopo e Rebecca.
Chissà, chissà, domani, canterebbe Lucio Dalla.
“Se non avessi fatto il calciatore? Sarei andato a lavorare. Magari nel settore dei mobili”.
Ha fatto il giro del mondo sulla fascia, segnato reti storiche e indossato 417 volte la maglia rossoblù.
Oggi vende mobili come se non avesse mai giocato e si commuove pensando al 29 ottobre, giorno del suo compleanno. “Dal 2014 è soprattutto l’anniversario della morte di Klas Ingesson. Il mio amico Klas…”.
S’interrompe. Non è un problema di segnale con Algeri. È il calcio. Quello chiuso in uno spogliatoio, quello che gli manca di più.