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Data: 11/06/2016 -

Capello: "Lasciai casa a 15 anni. Reja l'amico di sempre, Van Basten il più forte allenato. Roma? Bellezza unica"

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Il prossimo 18 giugno saranno 70. Una carriera di successo per Fabio Capello che da giocatore e da allenatore ha vinto quasi tutto. Quasi, perché alla guida delle Nazionali di Inghilterra e di Russia non è riuscito a bissare i successi centrati a livello di club. Stasera si affronteranno proprio Russia e Inghilterra e La Gazzetta dello Sport ne ha approfittato per farsi raccontare da Capello la sua storia:

"Se guardo da dove sono partito, non posso che sorridere alla vita. Lasciai casa a quindici anni. A quei tempi, da Pieris a Ferrara cambiava il mondo. I rapporti con la famiglia erano due lettere e una telefonata la settimana. Dividevo l’appartamento con Reja: siamo legati da un’amicizia fortissima. Figlio di Guerino, maestro elementare, non potevo trascurare la scuola, ma ad un certo punto cominciai a perdere colpi. Gli altri compagni della Spal mollavano, mentre io ero rimasto l’unico a studiare. Mio padre colse qualcosa del mio disagio al telefono e venne a trovarmi a Ferrara. Mi disse una parola che sarebbe diventata la bussola della mia vita: provaci. Superai il momento di crisi e mi diplomai".

Lezioni di vita che sono tornate utili anche nel calcio: "La lezione di mio padre mi è servita ad affrontare i problemi legati a un infortunio. Mi ruppi il menisco del ginocchio sinistro in uno Spal-Milan e negli anni Sessanta un malanno come questo poteva spezzare una carriera. Fui operato a Roma dal professor Rampoldi che mi disse: 'Se vuoi continuare a giocare, rinforza i muscoli'. La prima terapia furono le passeggiate al mare, in acqua. La seconda fu la scarpa di ferro di Jair. Anche lui era finito sotto i ferri e aveva scoperto questo marchingegno per rivitalizzare i muscoli. La Spal fu una buona palestra. Roma mi formò come uomo e come calciatore. Juve e Milan furono le squadre dei successi".

Capello descrive i vari personaggi incontrati nel corso della sua carriera: "Il nostro è un ambiente nomade, i contatti restano spesso in superficie, ma Reja e Zoff sono amici veri. Moggi, Giraudo e Baldini? Moggi ha governato il calcio: Ibrahimovic e Cannavaro sono i suoi capolavori. Giraudo è stato il primo in Italia ad avere grandi strategie extracalcistiche. Con Baldini abbiamo trovato la condivisione degli interessi culturali. Con lui sfiorammo l’affare che avrebbe potuto cambiare la storia della Roma: la cessione al gruppo russo. L’addio alla Roma fu inevitabile. Il mio ciclo era finito. Ma non fu una fuga. Il contatto con la Juve nacque grazie a Giorgio Tosatti e fu tutto molto rapido. Agnelli, Berlusconi e Sensi?Agnelli aveva fascino e parlava dal pulpito. Berlusconi è stato geniale e si poneva con i suoi dipendenti come l’imprenditore che si rimbocca le maniche. Sensi è l’uomo al quale sono contento di aver dato la gioia dello scudetto".

Club speciali? "Al Milan sono stato benissimo. La gioia per lo scudetto di Roma è stata particolare. A Madrid vincere il titolo nel 2007 è stato qualcosa di speciale. Partita perfetta? Il 4-0 al Barcellona nella finale di Champions del 1994. Quella da dimenticare? La sconfitta nella finale di Champions con il Marsiglia. Il più forte che ho allenato è Van Basten. Poi Ibrahimovic, Totti, Maldini, Baresi, Raul. Il più inespresso Cassano. I colleghi? Helenio Herrera, Liedholm e Fabbri sono stati i maestri. Trapattoni è stato un pioniere: è stato il primo grande allenatore italiano ad andare all’estero. Sacchi ha aperto una strada".

Città più bella nella quale ha lavorato?  La capitale: "Ho girato il mondo, ma nessun posto possiede la bellezza di Roma. Il fascino millenario dei suoi monumenti è unico. Quando giocavo, dopo cena portavo gli amici ad ammirare i Fori. Fa male al cuore vedere come è stata ridotta. Una passione? La politica. Sono disorientato dal caos. Serve un cambio di passo generale. Roma è lo specchio del degrado. Un messaggio? Voglio dire ai genitori: non mettere pressione sui vostri figli, lasciateli divertire. Ho un messaggio anche per i giovani: abbiate coraggio e andate a cercare lavoro anche all’estero. Non aspettate a casa".

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