Chi ha avuto la fortuna di affrontarlo non dimentica. E’ successo a Fabio Capello, un passato da centrocampista prima che da allenatore. Giocava negli Stati Uniti quando affrontò Pelé, quella partita non la dimenticherà mai.
“Ho avuto la fortuna di giocarci contro quando andò negli Stati Uniti”, racconta a Sky Sport Capello. Che aggiunge: “Fu una partita strana: fece poco. Poi gli è scattato dentro qualcosa. Ha fatto due dribbling e un tiro in porta e ho capito la sua grandezza”.
Il segreto di Pelé per Capello è uno: “La vera grandezza è stata la sua normalità. Era sempre a congratularsi, ad aiutare le persone. Un personaggio che meritava di essere chiamato O’Rey, e non solo per il calciatore che è stato”.
Impossibile dire se sia stato il più forte, sua una cosa, però, c’è da stare sicuri: “È difficile trovare in Pelé un difetto. Lui aveva tutto: destro, sinistro, colpo di testa, dribbling, velocità e altruismo. Ha fatto vedere qualcosa di impossibile nel gioco del calcio. La sua normalità è stata la cosa più importante. Essere un re e allo stesso tempo uno del popolo”, conclude Capello.