Bizzarro, originale, spesso sopra le righe. Eric Cantona compie oggi 50 anni. I più giovani se lo ricordano con qualche ruga e la barba bianca nelle pubblicità della Nike, ma chi ha qualche anno di più ha avuto la fortuna di ammirarlo sui campi della Premier League. Non solo Inghilterra per Cantona però, nelle vene scorre anche un po’ di sangue italiano: il padre era originario di Ozieri, cittadina sarda di diecimila abitanti in provincia di Sassari. Madre catalana e lui… francese. Eh si, i nonni scapparono dalla Spagna durante la guerra civile e si rifugiarono a Marsiglia. Città dove Eric è nato, e squadra per la quale ha sempre fatto il tifo fin da bambino.
Ma i suoi primi calci li dà con la maglia dell’Auxerre. Per poco però, nel 1984 arriva la chiamata del servizio di leva francese. Lui non vedeva l’ora di ripartire, e quattro anni dopo torna a casa. Il Marsiglia lo acquista per una cifra record, lui realizza il sogno da bambino.
Un sogno che stava per diventare un incubo, Cantona ha rischiato di finire subito la carriera con quella maglia. A soli 25 anni. Perché? Dicembre ’91, in una partita contro il Nimes Eric tira una pallonata addosso all’arbitro non d’accordo con lui. La Federcalcio francese lo sospende per un mese e lui non la prende benissimo: “Sono tutti degli idioti”. Perfetto, altri sessanta giorni fuori. Ecco che gli cade il mondo addosso. Già non ce la fa più a stare nel mondo del calcio, e annuncia il suo ritiro. Ma Eric ha santi in Paradiso e anche sulla terra. Uno di questi si chiama Michel Platini(non uno qualsiasi). Innamorato delle giocate di quel ragazzino un po’ irrequieto, “Le Roi” lo convince a ripensarci e ad andare avanti.
Come un vero amico, gli consiglia anche di andare in Inghilterra e lo propone a Souness. L’allora allenatore del Liverpool non è convinto di mettersi in squadra un giocatore così irruente. Peggio per lui, allora. Dopo un provino con lo Sheffield Wednesday (la società ne voleva fare un secondo ma lui si è sentito offeso e allora tanti saluti) si trasferisce al Leeds: in due anni vince una Premier League e una Charity Shield.
Nel 1992 arriva la chiamata del Manchester United, impossibile dire di no. Numero sette sulle spalle e quel colletto della maglietta tirato su il più possibile. Come è nel carattere di Eric, sempre a testa alta, in tutto e per tutto. Tanti gol (64), altrettanti trofei e qualche calcio di troppo in cinque anni con i Red Devils. Non tutti al pallone, però. L’abbiamo detto, il francese è un tipo spesso sopra le righe e non fa niente per nasconderlo. Come quella volta che fece una mossa di kung-fu ad un tifoso avversario. Vent’ anni fa, tondi tondi: era il 25 gennaio e si giocava Crystal Palace-United. Cantona era sfinito dalla marcatura stretta del difensore Shaw e decide bene di dargli un calcio. L’arbitro lo vede: espulso. Cantona si avvia verso gli spogliatoi ma… gli arrivano alle orecchie degli insulti dagli spalti. Ne sente uno in particolare, e non ci vede più: corre come se dovesse andare a segnare un gol, ma anziché il portiere si trova davanti un tifoso avversario, tale Matthew Simmons, e lo mette ko con una mossa degna del miglior Bruce Lee.
Giornata nera per il football inglese, questo gesto passerà alla storia del calcio. Eric viene condannato a 120 ore di servizio civile e sospeso per nove mesi dalla federazione inglese. Ah, sapete come finì il campionato quell’anno? Lo vinse la sorpresa Blackburn. Un raro caso, appunto; l’anno dopo il francese torna in campo con la sua numero sette e lo United torna a vincere. Non sarà solo un caso…
Lui era così: estro e fantasia al servizio della squadra. Un carattere talmente bizzarro che gli è stato dedicato anche un film: “Il mio amico Eric”. Chissà quante volte se l’è visto e rivisto. Seduto sul suo divano di casa con una birra in mano. E allora tanti auguri Eric, oggi la torta (e la birra) è tutta per te.