Questione di ricordi e traguardi raggiunti: come da calciatore, il primo trofeo da allenatore non si scorda mai. E Fabio Cannavaro, dopo aver sollevato qualche coppa di discreta importanza nella propria carriera, ha finalmente avuto modo di festeggiare anche il primo, vero successo in panchina: 4-1 allo Shanghai Greenland di Guarin (in gol per la squadra avversaria) e una bacheca che torna a riempirsi nuovamente. Intervistato da "La Gazzetta dello Sport", l'ex difensore di Inter e Juventus tra le altre ha commentato così la vittoria ottenuta, dal sapore..."Decisamente diverso, rispetto a quando vai in campo. Guardi i giocatori e sei felice per loro, ti godi i loro abbracci. Lo sguardo scambiato con mio fratello Paolo, ora nello staff tecnico, è stata la condivisione che mi ha dato ulteriore soddisfazione. Mi ingaggiarono come traghettatore, non mi vedevano come tecnico ma come collaboratore di Lippi. Per cui quando arrivò la qualificazione ai quarti e la dirigenza pensò di poter vincere il trofeo asiatico, scelse di prendere uno più esperto come Scolari. Oggi è diverso".
Tutto diverso, già: a partire dalla rosa a disposizione e dalle regole stabilite dalla nuova Super League cinese: "Sono cambiati anche il progetto del club e le regole (inserimento del limite a 3 per gli stranieri e la Luxury Tax del governo che raddoppia i costi d’ingaggio di giocatori stranieri). La volontà è quella di far crescere il calcio cinese per portarlo a essere competitivo nei prossimi Mondiali. Un’altra regola importante impone che in campionato ogni club parta con almeno un Under 21 titolare e che a partita in corso ne entrino altri 2. Perciò all’Evergrande stanno puntando forte sui giovani e mi hanno chiamato per un progetto quinquennale di crescita".
Crescita che ha portato il Guangzhou Evergrande a vincere 7 campionati in fila: da venerdì partirà una nuova stagione, con un entusiasmo in crescendo. "In casa nostra e ci saranno 50 mila spettatori. Questo è il segno della crescita. La popolarità sempre maggiore del nostro sport in questo enorme Paese. Giocatori che potrebbero ben figurare in Italia? Ce ne sono diversi. Ne voglio citare due su tutti: gli esterni Zhang Linpeng e Li Xuepeng. Gente che ha tecnica e dinamismo per reggere ritmi elevati. Sono anche giocatori della nazionale. Nella mia squadra sono 13 i giocatori che gravitano nel giro dei convocati di Marcello Lippi. Fra noi il rapporto di collaborazione è intenso". E sul mercato? "Beh, un centravanti come Aubameyang a quale club non farebbe comodo? Con lui avremmo potuto fare più strada in Champions e il suo costo non sarebbe stato così spropositato come hanno scritto i giornali. Nainggolan? Le trattative non erano semplici. Ammetto che un po’ di rimpianto c’è. Radja è uno straordinario giocatore, completo, che avrei potuto schierare da asiatico nella Champions per le sue origini indonesiane".
E dalla vita in Cina, tracciando un bilancio, Cannavaro che lezioni ha appreso? "Ho imparato a conoscere una cultura diversa. Ad aprire ulteriormente la mia mente, dopo altre esperienze all’estero. Ma soprattutto sono cambiato io nel frattempo. Come uomo e come allenatore. L’esperienza ti aiuta a crescere. All’inizio le mie squadre difendevano meglio di come attaccavano. Ora le mie sedute di allenamento sono più brevi, ma molto più intense. Sono migliorato nello studio degli avversari. Insomma in Cina ho capito me stesso. E sarò sempre grato a questo Paese". Dall'esonero all’Evergrande alla scommessa Tianjin Quanjian, ora guidato da Paulo Sousa, tornando poi alla prima tappa: "Al Quanjian è stata una grande esperienza. Perché lì ho potuto costruire una squadra secondo le mie idee e siamo andati oltre ogni aspettativa: subito promossi e nella passata stagione terzo posto e qualificazione ai preliminari di Champions League. Con Paulo Sousa ci siamo anche sentiti, siamo stati compagni di squadra a Parma. Credo di avergli lasciato un bel giocattolo. Ma tutto il livello medio del campionato è salito e ci sono almeno 5-6 squadre in grado di competere per il titolo. Cominciando dallo Shanghai Sipg allenato dal portoghese Vitor Pereira e che schiera un centravanti fortissimo come Hulk. Il Beijing Guoan di Schmidt (ex Leverkusen, ndr). Poi l’Hebei China Fortune, guidato da Manuel Pellegrini, con Gervinho e Lavezzi e un centrocampista di classe come Hernanes. E con un tecnico come Fabio Capello, ovviamente lo Jiangsu Suning, che si è ripreso dopo una stagione negativa. Nel frattempo mister Fabio ha imparato a conoscere l’ambiente e non è tipo abituato a far da comparsa".
E il futuro? Può riservare una possibile nomina a nuovo c.t. azzurro? Con la rimozione dalla clausola per un'eventuale chiamata dalla Nazionale, presente nei precedenti contratti, non sembra essere più così: "Non puoi pensare di accettare un progetto quinquennale a cifre importanti e chiedere pure di poter andartene quando vuoi. E poi in Italia c’è bisogno di altro. Il c.t. secondo me è secondario. Mi spiego, la scelta non manca. Ma prendiamo per esempio il buon lavoro fatto da Antonio Conte nel biennio precedente. Alla fine la Federcalcio non è riuscita a creare quelle strutture che lui aveva chiesto e manca la sintonia con la Lega. Il rilancio del movimento passa per un profondo rinnovamento dirigenziale. Invece, con la figuraccia fatta nell’ultima assemblea elettiva federale, abbiamo perso un’altra grande occasione. Nessuno si è preso le proprie responsabilità. Mi pare che manchino i presupposti del rilancio. Poi sento parlare ancora di convocazione per i senatori e dico che non mi sembra la strada giusta. Sono legato più di ogni altro a Gigi Buffon o a Daniele De Rossi per quella irripetibile esperienza vissuta in Germania nel 2006. Ma sappiamo che certe scelte non hanno funzionato già nel Mondiale del 2010 in Sudafrica e l’esperienza dovrebbe insegnare qualcosa". Ciò che Cannavaro, invece, dalla Cina ha appreso. Viaggiando verso il via ad una nuova stagione in cui tentare di festeggiare, ancora, nuovi successi.