“Quando ho subito il mio secondo infortunio non ho potuto essere presente per la nascita del mio secondo figlio. Questo fa capire i sacrifici che ho fatto per arrivare fino a qui”. Lo ha raccontato Callum Wilson, attaccante del Bournemouth che ieri sera ha giocato la sua prima partita contro l’Inghilterra. E ha anche segnato un gol.
Un profilo poco mediatico, un calciatore di cui non si parla troppo ma con una storia alle spalle non certo semplice. Southgate ha deciso di regalarci una possibilità, lui non ha deluso le aspettative a ha dimostrato di essere uno dei calciatori più in forma in questo inizio di stagione.
In molti, leggendo la lista del ct inglese, si sono soffermati sul suo nome: Kane e Sterling, i giovani prodigi Rashford e Sancho. Poi Welbeck e, infine, proprio Callum Wilson. Accanto al suo nome c'è un asterisco e una precisazione: "Solo per gli USA”, poi il ritorno al club. Non prenderà parte al match di Nations League con la Croazia, ed forse è un peccato se si pensa a ciò che è riuscito a fare a Wembley. La convocazione un traguardo enorme, il gol un vero e proprio sogno per uno che ne ha passate di tutti i colori.
Il presente dice sette gol nelle prime tredici partite stagionali, sei in undici giornate di Premier conditi da cinque assist. Cioè, in ogni match del Bournemouth, clamorosamente al sesto posto e in lotta per un posto in Europa, c'è il suo zampino. Solo una rete in meno rispetto al trio firmato Aguero, Aubameyang e Hazard, che guida la classifica marcatori a quota sette gol. Ma se adesso è tutto magnifico - con la prima convocazione della carriera in nazionale e la rete contro gli USA - il suo passato è stato a tratti traumatico.
Fatto di gavetta, di battaglie nelle più basse divisioni inglesi. Wilson ha respirato i campi di provincia, lo ha fatto con la maglia del Kettering Town in sesta serie. 17 presenze e un gol, non benissimo. Ci ha riprovato in quinta serie con il Tamworth Fc, dove nel giro di qualche mese colleziona la miseria di tre presenze e un gol. Insomma, fino alla stagione 2013-2014 è a fare sportellate in Ligue One, dove però si ferma a sei gol segnati.
A rallentare questo ragazzo classe 1992, alto 1,80 metri e nato a Coventry sono gli infortuni. Tre su tutti, gravissimi. Il primo nel 2012 dove, dopo un ottimo inizio di campionato, si rompe il piede. Non una semplice frattura, ma un problema grosso, che lo tiene fuori dal campo per un anno. Lui non si arrende, torna e riprende a lottare, fino a quando non lo acquista il Bournemouth. La sua svolta, che lo porta dritto dritto in Premier dopo una Championship superata con successo anche grazie ai suoi 20 gol in 45 presenze.
E l'inizio, nel 2015, è devastante. Cinque reti nelle prime sette giornate. Una tripletta al West Ham la ciliegina sulla torta, un nuovo infortunio la nota devastante. Questa volta il piede non c'entra nulla, si parla di crociato. Il destro, che si rompe, costringendo Wilson ad uno stop che dura più di sette mesi. Torna a fine stagione, ma non riesce più a segnare. La seconda stagione in Premier dice sei gol in 20 partite. Ma, soprattutto, porta ad una nuova rottura del crociato a febbraio. Dal destro al sinistro, l'esito è sempre lo stesso: fuori dal campo fino ad ottobre.
Lui, però, fa pochi discorsi. Torna e, tempo due partite, ne fa tre all'Huddersfield. Poi ne farà altri cinque prima della fine del campionato. Infine una preparazione estiva come si deve e l'attuale straordinario avvio di Premier. Culminato con la convocazione in nazionale. E con il gol, a conferma dello straordinario momento di forma che gli sta restituendo tanto gioie che prima non aveva potuto godersi. Il premio migliore per chi non si è mai arreso. Per chi è stato più forte di tutto, anche della sorte. L'avversario più temibile di tutti.