‘La paura fa 90’, recita un vecchio film. Stavolta, però, è il caso di dire che fa 1 metro e 90, l’altezza del ‘fisicone’ tutto tatuato di Martin Škrtel, il corazziere slovacco venuto a spaventare tutti gli attaccanti della Serie A. Animo guerriero e temperamento da leader, il difensore centrale sembra nato per far impazzire Bergamo, una città abituata a badare al sodo e che sta vivendo un sogno chiamato Champions League. L’ex Liverpool porterà alla banda ‘terribile’ di Gian Piero Gasperini, orfana di Gianluca Mancini, l’esperienza delle sue oltre cinquecento battaglie e la consapevolezza che l’Atalanta può davvero fare sul serio in Europa.
Dopo tre anni al Fenerbahçe, lo svolacco si è svincolato e ha preso una decisione che in pochi si aspettavano: passare dalla caotica Istanbul alla tranquilla Bergamo. Una scelta arrivata dopo il sì decisivo della moglie Barbara, con cui ha un figlio piccolo e che, all’inizio, aveva tentennato sull’eventualità di lasciare la Turchia. Le sue sfide più affascinanti, però, Škrtel le ha giocate in Inghilterra, con la maglia del Liverpool: sono otto le stagioni in Premier League, la terra perfetta per un guerriero come lui. Pochi fronzoli e un'indole - in campo - molto aggressiva, anche troppo: nel 2015 viene squalificato per tre giornate per aver calpestato il malcapitato De Gea, reo di averlo anticipato in uscita bassa. Un'ossessione per la vittoria, a qualunque costo, che non risparmia neppure i compagni di squadra, come quando, prima di Inghilterra-Slovacchia, avvertì l'allora punta dei Reds Sturridge: "Quando gioco non ho amici, prenderò a calci Daniel".
Per raccontare la storia di Škrtel bisogna partire da Handlová, dove nasce il 15 dicembre 1984. A dispetto della grande carriera che lo aspetta, da piccolo preferisce il disco dell’hockey su ghiaccio al pallone da calcio. Crescendo, Martin segue presto le orme del padre Dušan, ex calciatore, e approda nelle giovanili del Trenčín, prima come ala sinistra, poi come difensore centrale. Con il club slovacco gioca 45 partite, attirando l’attenzione del più blasonato Zenit che lo porta a San Pietroburgo nel 2004. Škrtel diventa fin da subito una colonna dei russi, con cui debutta in Coppa Uefa e, poi, vince uno storico campionato, il primo dello Zenit dalla scomparsa dell’Unione Sovietica.
Un successo che gli getta i riflettori del mondo addosso. Il Liverpool, allora, pensa a lui per sostituire Daniel Agger, infortunatosi per il resto della stagione, e lo porta così in Inghilterra per 6,5 milioni di sterline: una cifra che lo catapulta nella storia come l’allora difensore più pagato dai Reds (i 76 milioni di sterline per van Dijk erano ancora lontani). Proprio come lo Zenit, anche il Liverpool non ha mai vinto il titolo nazionale da quando si chiama Premier League. Un tabù che Škrtel riesce quasi a spezzare quando, nel campionato 2013/14, infila sette reti, fra cui un imperioso colpo di testa ai rivali del Manchester City, che vinceranno alla fine il trofeo dopo l’iconico ‘scivolone’ di Steven Gerrard.
In mezzo, per Martin c’è fortuna anche con la Nazionale. La sua Slovacchia partecipa al primo storico campionato Mondiale nel 2010, riuscendo nell’impresa da favola di eliminare i campioni del mondo in carica dell’Italia e di arrivare fino agli ottavi di finale. Dopo 15 anni, Škrtel lascia infine la Nazionale: è il terzo recordman di presenze, 103, dopo Karhan e proprio l’ex conoscenza del nostro calcio Marek Hamšík.
Intanto, terminata l’esperienza in Premier League, per Škrtel si aprono le porte del campionato turco. Gioca tre anni nel Fenerbahçe, con cui colleziona 119 gare e 7 reti, e soprattutto dimostra di non aver ancora chiuso col calcio che conta. Da svincolato, allora, ecco l'ennesima sfida accettata: rilanciarsi, a 34 anni, in un campionato nuovo e difficile come la Serie A e in una piazza che ha fame di successi. Da oggi il colpo Champions dell’Atalanta ha un volto. Ed è quello, truce e da leader, di Martin Škrtel.