Umberto Eco si è spento nella serata di ieri, ad ottantaquattro anni. Il mondo della cultura perde uno dei suoi più autorevoli rappresentanti: filosofo, scrittore, esperto di comunicazione e semiologo, autore di grandi opere come "Il nome della Rosa" ed "Il pendolo di Foucault". A compiangere Eco è il mondo intero, quello dello sport compreso.
Amava lo sport, il nuoto in particolare, mentre il calcio provocava in lui sentimenti contrastanti. Il rapporto non è mai stato idialliaco, anzi. Più che il calcio in sè, non amava l'approccio alla vita di tutti i giorni del tifoso di calcio. Lui ammirava lo sport nella sua accezione più pura e filosofica, ma denigrava lo spirito troppo acceso ed a tratti ottuso di chi lo ha sempre considerato una questione di vita o di morte. "Il calcio è un rituale in cui i diseredati bruciano l'energia combattiva e la voglia di rivolta", diceva.
Oppure "Il tifoso ha una strana caratteristica: non capisce perchè tu non lo sei e insiste nel parlare con te come se tu lo fossi", recitava lo stesso Eco, rendendo manifesto il suo pensiero. Ma dopotutto le partite le guardava, eccome. Sovente seduto sul divano davanti alla tv, piuttosto che direttamente dagli spalti dello stadio: durante i Mondiali del '94, per esempio, dichiarò apertamente che avrebbe guardato Italia - Norvegia non come tifoso, ma come appassionato che ritiene "Il calcio più depravante del sesso. Perfino il marchese De Sade di fronte a tanta depravazione, farebbe la figura di un bambino innocente".
Tuttavia, quanto più lo scrittore sembrava volersi distaccare dal 'fùtbol', tanto più questo pareva perseguitarlo o meglio, inseguirlo. Simpatico è l'aneddoto riguardante proprio Eco e Josè Chilavert, portiere paraguayano amante della letteratura. Due mondi così lontani, che di fronte ad una grande passione come quella per la cultura possono inequivocabilmente riavvicinarsi e far parte, anche per un solo attimo, della stessa galassia. Era il 1994, alla vigilia della Coppa Intercontinentale tra il 'grande Milan' ed il Vèlez dello stesso Chilavert e proprio quest'ultimo espresse il desiderio di ricevere una copia con dedica dell'ultimo romanzo "L'isola del giorno prima" di Eco, proprio perchè era un suo grande estimatore.
Detto, fatto. "A Josè, da Umberto Eco" e copia autografata del romanzo direttamente recapitata in Paraguay. Non proprio 'calciofilo', ma decisamente saggio, onnisciente e all'avanguardia. E qualunque fosse la sua posizione sulla passione calcistica, anche da parte nostra è doveroso rivolgergli un ultimo saluto, con infinita ammirazione.
Alberto Trovamala