Sembrava l'anno della sua consacrazione, ma per Joao Pedro la buccia di banana era dietro l'angolo. Prima uno stiramento nel pre-campionato, che ha tenuto il brasiliano lontano dai campi per un mese. E' tornato alla 4 di campionato Joao "meravigliao", ma è durata poco: appena tre partite. Un gol e un assist e tante accelerazioni e giocate capaci di "spaccare" le partite. L'infortunio al perone lo ha messo k.o. per 4 mesi, ma il numero 10 rossoblù ha tutta l'intenzione di bruciare le tappe:
"Sono contento, ieri ho tolto il gesso e ho cominciato a lavorare" - dichiara Joao durante la trasmissione 'Il Cagliari in diretta' di Radiolina - "Oggi ho fatto terapia e un po' di piscina, da qua al prossimo mese sarà abbastanza pesante. Sono contento, procede tutto secondo le previsioni, anzi, ho tolto il gesso una settimana prima. E' stato un po' difficile digerire l'infortunio, però la delusione è durata poco e mi sono messo subito in testa di tornare il prima possibile. Sono andato qualche volta a vedere i miei compagni durante l'allenamento e alla partite. E' stato brutto perché non ero più abituato a stare fuori. Ho tifato, gridato, ho cercato di dare quello che potevo anche in queste condizioni. Per fortuna non ho fatto danni con le stampelle".
Il cuore di Joao è diviso tra Cagliari e Palermo, ma lui ha già fatto la sua scelta: "Cagliari tutta la vita e anche se mia moglie è di Palermo la costringo a dire la stessa cosa (ride). Con tutto il rispetto per i rosanero, la squadra che per prima ha creduto in me e dove ho imparato tanto, qui a Cagliari ormai mi sento a casa. Quando andremo a Palermo miei suoceri tiferanno per me, altrimenti non entreranno allo stadio (ride di nuovo)". Zeman o Rastelli? "Sono allenatori diversi, che hanno portato risultati diversi. L'anno di Zeman ho imparato tanto, ho cercato di apprendere le cose che mi servivano per migliorare. Le critiche sono state pesanti e io ho incassato, ma non dimentico. Qualcuno ha detto che non ero all'altezza della serie A: penso di aver risposto sul campo, come si deve fare sempre. Rastelli? Mi ha insegnato a fare il trequartista moderno, a fare le due fasi: è stato fondamentale, gli devo tanto".
Futuro? "Mi piace molto come sta operando la società, c'è un progetto ambizioso. Il Cagliari sta crescendo e vuole diventare una grande squadra, lottare per traguardi importanti. Io voglio farne parte, rimanere qui tanti anni e vincere qualcosa. Cagliari mi ricorda il Brasile, qui sto benissimo, ma non si può dire mai 'per sempre'. Purtroppo arriva il momento in cui uno può andare via. Non ha senso parlare di futuro a lunga scadenza". In passato, invece, Joao è stato compagno di un fenomeno del calcio mondiale: "Bei tempi. Io, Neymar e Coutinho eravamo molto legati. Sono due amici, ci sentiamo spesso e sono molto contento per quello che stanno facendo. Nel 2009 ero più forte io? Il calcio va così. Neymar ha fatto vedere da subito quello che vale, ho avuto l'opportunità di giocare con lui nel Santos e già da allora era un fuoriclasse assoluto. Coutinho ha avuto bisogno di un po' più di tempo. Siamo coetanei e adesso tocca a me raggiungere il loro livello".
In Italia, invece, sono due "vecchietti" terribili quelli che lo hanno impressionato: "Il giocatore più forte con cui ho giocato in Italia? Daniele Conti, ogni volta che lo vedevo con noi in allenamento rimanevo a bocca aperta. A Palermo, invece, ho avuto la fortuna di giocare con Fabrizio Miccoli, che è un altro giocatore che mi ha stupito. Nonostante non fosse all'apice della sua carriera non mi spiegavo come quel 'nanetto' riuscisse a segnare sempre". Curiosità: come mai mette il bite posturale? "E' personalizzato, nero, me lo fanno dei miei amici siciliani. Anche se i denti non sono lunghi mi fanno un po' più cattivo (ride ancora)". Altra curiosità. Sua moglie è di Palermo e lui potrebbe chiedere la cittadinanza italiana e mettersi a disposizione di Ventura. Joao la pensa diversamente: "Io sono brasiliano e ho avuto l'opportunità di indossare quella maglia. Indossarla anche in futuro è un sogno, ma facciamo un passo alla volta. Giocare per l'Italia? Rispetto la scelta di chi accetta di vestire l'azzurro, ma personalmente non lo trovo giusto, sarebbe un tradimento al mio paese".
Joao è un grande appassionato di basket NBA: "Io tifo Golden State, ma ogni anno cambio squadra perché porto sfortuna. Due anni fa tifavo per i Cleveland Cavaliers di Lebron James e hanno perso, l'anno scorso per i Golden State Warriors di Stephen Curry e hanno perso. Insomma, praticamente porto sfortuna io. Quest'anno ne tiferò un'altra ancora così magari vincono i Warriors e visto che ci siamo domani tiferò Lazio". A proposito di Lazio, Joao non usa mezzi termini per far capire con che animo scenderanno in campo i compagni dopo i 5 gol presi dalla Fiorentina: "La squadra è incazzata, vogliamo rifarci il prima possibile. Ma i miei compagni dovranno stare attenti. I biancocelesti hanno in rosa giocatori forti come Immobile e Keità, che possono fare male. Può capitare una giornata storta, speriamo di rifarci subito".