"Grande" tra i "grandi" Nicola Murru lo è sempre stato. Non aveva ancora la patente "Nico" quando sfidava in velocità una leggenda come Javier Zanetti e senza balbettare gli chiedeva la maglia a fine gara. Tranquilli, nessuna multa. Già a 19 anni l'orgoglio del settore giovanile rossoblù aveva una quarantina di presenze in serie A e una discreta collezione di maglie di campioni. Poi una flessione, con due stagioni non all'altezza del suo grande potenziale. Giusto il tempo di capire di quali mezzi la natura lo ha dotato ed eccolo di nuovo nella lista dei migliori talenti del calcio italiano. Nicola, stai disputando una stagione bellissima, cosa è scattato? "Nessun segreto, mi sento semplicemente più maturo " - dichiara Murru ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com - "Ormai non sono più il "ragazzino" che arriva dalla Primavera. A dicembre farò 22 anni, ho 4 stagioni di serie A e una di B alle spalle: adesso sono pronto. Sono felice del momento che sto vivendo, sia a livello personale che di squadra. Abbiamo 13 punti, la posizione di classifica è ottima, ma non dobbiamo rilassarci. Per esperienza diretta posso dire che in serie A è un attimo, bastano due prestazioni non all'altezza e ti ritrovi nuovamente giù... Vedi? Sono maturato, parlo da veterano (ride)".
Il 17 dicembre del 2011 Ballardini ti fece una bella sorpresa per il tuo compleanno, ricordi? "Certamente sì. L'esordio in serie A è il regalo più bello della mia vita e penso che rimarrà tale a lungo. Sono appassionato di calcio da sempre. Da bambino io e il pallone eravamo inseparabili e quando non giocavo guardavo partite, fino a notte tarda. Puoi immaginare che cosa significava per me ritrovarmi all'improvviso protagonista di quel mondo, in uno stadio di Serie A, tra l'altro in un anticipo quindi con tantissime persone che mi guardavano. Tutti, amici, parenti, conoscenti, tutti quelli che mi volevano bene mi scrissero un messaggio speciale ed erano felici per me. Tuttavia il più incredulo per quello che era successo ero proprio io: per realizzare ciò che mi stava accadendo ci sono volute settimane e tante notti insonni".
Quello dell'esordio in A è un giorno che cambia la vita a tutti... "All'inizio solo chi già mi conosceva mi fermava per farmi i complimenti. Poi con il passare del tempo anche gli estranei hanno cominciato a fermarmi per strada. Mi chiedono foto, autografi, mi incoraggiano, mi dicono cose carine. Tutto questo le prime volte mi imbarazzava un po', ma allo stesso tempo mi ha sempre fatto un grandissimo piacere. Il mio rapporto con i tifosi è bellissimo. Poi sono uno di loro, è la mia gente". Già... un tifoso con la maglia del Cagliari e, ultimamente, la fascia da capitano: "Giocare per i rossoblù è prima di tutto un sogno che vivo ogni giorno. Amo la mia città e questo club da sempre e ciò comporta maggiori pressioni e maggiori responsabilità. I tifosi chiedono a un cagliaritano qualcosa in più degli altri ed è giusto così. Posso promettere che terminerò sempre le gare piegato in due, senza fiato: significa aver dato veramente tutto. E avere dopo la coscienza a posto...".
E fuori dal campo che tipo sei? "Sono un ragazzo tranquillo, sembra una frase fatta ma ti assicuro che è così. Certo, mi piace anche uscire con i miei amici, ma tenendo sempre ben presente che sono un professionista. Una cena, il cinema, una passeggiata per la città. Nessun eccesso, solo il piacere di stare in compagnia e trovare anche in questo modo un giusto equilibrio. Sto spesso a casa per recuperare energie fisiche e mentali, mi piace rilassarmi per preparare al meglio le partite. Ultimamente mi sono appassionato molto all'inglese. Sto cercando di impararlo bene, per me è il futuro. Mi piace viaggiare e quindi penso sia fondamentale farsi capire, sentirsi a proprio agio e godere al massimo delle esperienze fuori dall'Italia. Il primo viaggio? A Ibiza, con i miei amici. Ho anche le ciliegie del Pacha tatuate nelle caviglie come ricordo".
Compagno preferito? Nicola è come le mamme, nessuna preferenza: "Non può essere diversamente in un gruppo sano, fatto di bravi ragazzi, dove si può scherzare con tutti. Ci troviamo bene tra di noi e non è sempre facile. Poi, ovviamente, ho più confidenza con Dessena e Sau o con Storari, che fanno parte del Cagliari da tanti anni. Mi danno tanti consigli e se adesso sono cresciuto e maturato lo devo anche a loro". Va bene, allora proviamo con il giocatore preferito: "All'inizio non avevo un idolo in particolare, ma, nonostante pensassi già da difensore, mi attraevano di più i giocatori estrosi come Ronaldinho e Kakà. Poi per un lungo periodo impazzivo per la grinta, la determinazione e l'ardore agonistico di Pavel Nedved: mi piaceva tantissimo. Non guardavo i grandissimi interpreti del mio ruolo come Paolo Maldini e Javier Zanetti, pur stimandoli per quello che hanno fatto. Sono diventati simboli di Milan e Inter e leggende del calcio".
Ci tento con la terza... L'avversario più forte affrontato? Finalmente si sbilancia: "Quello che più mi ha dato problemi in questi anni è Cuadrado, un incubo. Ma dato che la competizione mi piace a fine gara chiedo la maglia un po' a tutti i giocatori che affronto sulla fascia. Quella di Cuadrado è anche la prima della collezione. Le maglie mi aiuteranno a fine carriera a ricordare i grandi avversari che ho affrontato. Ho anche quella di Zanetti e di Totti ad esempio. Sono due giocatori che hanno fatto la storia del calcio". Magari tra dieci 10 anni sarà lui il campione al quale i ragazzi chiederanno la maglia. Ma procediamo per gradi. Obiettivi per il futuro? "In questa stagione giocare più partite possibile e far salire ancora il mio rendimento. Per il Cagliari l'obiettivo rimane la famosa quota 40-42. Vediamo di raggiungerla il prima possibile, poi se riuscissimo a fare qualcosa di più non ci dispiacerebbe affatto". Ti sei dimenticato qualcosa? "(ride ancora) La Nazionale. E' un sogno, il prossimo che vorrei realizzare. Ma con calma, adesso indosso già una maglia azzurra, quella dell'Under 21, e ne sono orgoglioso. Questa estate avremo gli Europei di categoria, vincerli sarebbe fantastico".
Prima di chiudere l'intervista ci racconti la situazione più imbarazzante vissuta nello spogliatoio? "Durante il primo ritiro con il Cagliari, se ci ripenso ancora mi viene da ridere. E' una tradizione che ormai portiamo avanti da tempo. Durante un pranzo o una cena i nuovi arrivati devono mettersi in piedi davanti a tutto lo staff e la squadra e devono cantare una canzone. Io cantai 'Certe Notti' di Ligabue e non andò benissimo...". Non si può avere tutto dalla vita.