Milan, Juventus, Napoli, Cagliari, Nazionale, donne... Marco Borriello si racconta a 360 gradi nel corso di una lunga intervista concessa a La Gazzetta dello Sport. Si parte dall'attualità, il posticipo domenicale del Sant'Elia, Cagliari- Juventus:
"Alla Juve sono stato poco e ho imparato tanto. Sei mesi mi hanno regalato uno scudetto che sento mio al di là del “famoso” gol di Cesena, mi hanno permesso di conoscere lo spessore umano di Conte e fatto capire “da dentro” perché dominano da anni: rivinceranno lo scudetto, possono perderlo solo loro. E’ un club che sa riconoscere il talento, non sbaglia quando compra giocatori, costruisce con razionalità: squadre che hanno gambe e cervelli così, e ce ne siamo accorti all’andata. Arrivavamo da un 3-0 all’Atalanta, sull’entusiasmo siamo andati a giocarcela alla pari e con loro non si può. Quattro pappine e a casa, domani quel ricordo ci servirà".
Sui famosi "gol dell'ex": "Per forza mi riescono meglio: sono ex di quasi tutte! Il gol che mi ha dato più gusto? Al Milan con la Roma: ce l’avevo ancora con Galliani, non con i tifosi rossoneri anche se mi massacravano di cori, e fu un segno del destino, il pallone mi andò a sbattere sullo stinco. Ma anche segnare alla Juve non fu male: con il Genoa e poi con il Carpi, il giorno che Allegri si strappò la giacca di dosso... Galliani? Era il 31 agosto 2010 e a casa mia eravamo io, il mio ex procuratore Cavalleri e la buonanima di Ernesto Bronzetti. In linea c’erano tre telefonini: Agnelli, Rosella Sensi e lui, Galliani. Potevo andare al City perché il Milan voleva Robinho, potevo andare al Real perché Bronzetti aveva parlato con Perez di uno scambio con Benzema, la Roma mi offriva lo stesso contratto del Milan, Cavalleri voleva mandarmi alla Juve ma in prestito. A un certo punto mi stufai: «Basta, resto al Milan». E Galliani: 'Se non vai, sei fuori dalla lista Champions'.Per due volte non mi fece tornare al Milan. Abbiamo fatto pace in un locale a Ibiza molto tempo dopo. Allegri preferì Matri...".
Il giorno del serpente... "Totti e De Rossi misero un serpente di gomma sulla cappelliera del pullman e lo fecero penzolare: per poco non svenivo e l’hanno pure rifatto, a vedere soffrire Borriello si gode". Paragone con Gigi Riva: "Il primo a dirmelo fu Boninsegna, nelle nazionali giovanili: “Sai che assomigli a Gigi Riva?”. Per un sacco non ci ho pensato, per me Riva era un mito in bianco e nero, il nome che vidi in cima al tabellone dei marcatori azzurri il giorno che entrai a Coverciano: 35 gol. Poi arrivo a Cagliari, il suo regno, e la gente cosa mi dice? “Assomigli a Riva”. Non subito: gli scettici ci sono sempre, ma credo di aver conquistato anche loro. Ora al Cagliari sto da re, anche perché avverto una bellissima energia intorno: ho un contratto fino al 2018 se ci salviamo, non mi sento certo a fine carriera e se è per me non mi muovo. Sempre che vada bene anche al presidente Giulini".
Allenatore speciale? Tanti: "Ancelotti mi ha fatto debuttare in A, con Leonardo mi sono divertito, Gasperini è stato un grande insegnante di calcio, Rastelli mi sta regalando una seconda giovinezza e mi ricorda Allegri, ma umanamente è Conte quello che mi ha dato di più. Perché alla Juve ero un uomo in difficoltà e mi ha aiutato. Avevo i tifosi contro: fischi, striscioni, 'Mercenario senza onore e dignità', malumore dallo stadio fin dentro lo spogliatoio. Allora fece una gran cosa: organizzò un incontro pacificatore. Lui, io e due capi tifosi, per spiegargli che non avevo mai rifiutato la Juve. A lui credettero, e fu tregua all’improvviso". Il futuro di Borriello? Sempre nel calcio: "Ma non so quale. Di sicuro non farò l’allenatore: è da quando avevo 14 anni che rispetto regole e orari, controllo cibo e sonno, faccio vacanze solo a Natale e a giugno. Basterà così, quando deciderò di smettere. Magari faccio il procuratore, o il consulente: credo di avere occhio per il talento. Chiedete a Gagliardini cosa gli dicevo: “Gaglia, fra due anni sei in Nazionale”. Mi guardavano come un matto, ahahah".
Rapporto con la sua Napoli: "Mi ha rubato papà, non la bella adolescenza che ci ho passato e l’educazione che lui mi aveva dato. Mi ha rubato la speranza di quando non sapevamo dove andare a piangere e però ancora provavamo a credere che l’avessero rapito o avesse perso la memoria. Anche se telefonavano gli sciacalli, 'Vittorio, Vittorio', e le chiamate anonime non sono mai un bel segno: poi ce l’ha confermato un pentito confessando. Non mi ha rubato l’orgoglio di essere cresciuto nel triangolo della morte - S.Giovanni a Teduccio, Barra e Ponticelli - senza essere stato sfiorato dall’esempio della gente dei clan che si facevano la guerra. La camorra ha ucciso papà, non il mio amore per Napoli: non è più la mia città ma ogni tanto devo tornarci per sentire i suoi rumori, i suoi odori, per farmi emozionare da lei. Un po’ come Maradona, forse. Diego ha sbagliato, ma ha fatto ciò che non tutti sanno fare: ha chiesto scusa. Come ho fatto io con Saviano, uno che per le sue idee ha quasi rinunciato a vivere".
Nazionale, obiettivo ancora possibile: "Ci credo sì: non l’ho detto così per dire, anche se so che mi toccherà segnare come un matto. Sono realista, Ventura punta sui giovani, ma ho il dovere di crederci: sarebbe un premio anche per i tifosi del Cagliari che me lo chiedono. E poi ce l’ha appena insegnato Federer: se sei motivato e stai bene fisicamente, gli anni che hai sono un numero. La Nazionale non sarebbe un punto d’arrivo: ho fatto un Europeo e sfiorato un Mondiale, e per quel no di Lippi non mangiai per una settimana e se sentivo WakaWaka mi tappavo le orecchie. Sarebbe emozione pura, come cercare il primo gol azzurro: e stavolta me la godrei con un’altra maturità".
In chiusura d'intervista argomento "caldo", Borriello e il sesso: "E perché no? Nel 2017 non si può parlare di sesso? Prima volta nei bagni della scuola a Milano, con la sorella di una compagna di classe: in realtà fu una mezza volta, record di velocità. Il vero esordio a Treviso - c’erano le navi scuola - ma anche se si pensa il contrario non mi sono mai sprecato. Ho avuto donne bellissime, famose e non famose: potrei permettermene molta di più, però non mi piace fare ginnastica e basta, senza connessione mentale. Conta anche l’odore di una donna, come si muove, come pensa: non faccio sesso se non sento l’energia che dico io".