Sollevare una coppa al cielo il 26 gennaio è impresa impossibile anche per lui, che la vittoria l'ha sempre avuta nel destino. Per quello se ne riparlerà eventualmente fra un mese esatto, dato che a Wembley Josè Mourinho ci sarà ancora una volta. Certo, festeggiare il cinquantaquattresimo compleanno con un'altra finale messa in tasca non deve essere poi tanto male. Ma, del resto, se ti chiami "Special One" un motivo ci sarà pure. Buon compleanno, Josè. E quindi, eccolo qua. Il suo ennesimo viaggio a Wembley. In quella cornice sempre affascinante e leggendaria ci ha già trionfato tre volte (1 FA Cup, 1 Coppa di Lega e la Community Shield di inizio stagione contro il Leicester di Ranieri), uscendo sconfitto in due occasioni (in Community Shield nel 2007 proprio contro lo United e ancora nella Supercoppa inglese nel 2015 contro l'Arsenal). Nel complesso, in Inghilterra Mou ha vinto già 9 titoli (3 Premier League, 3 Coppa di Lega, 1 FA Cup e 2 Community Shield). Nella serata del KC Stadium ha apparecchiato la tavola per andare all'assalto del decimo.
La fredda serata di Kingston upon Hull si è aperta con tanti sospiri e qualche preghiera. Perché è inevitabile che il pensiero vada a Ryan Mason, che stasera probabilmente sarebbe stato in campo e che invece sta lottando per qualcosa di più importante. Dopo lo scontro con Cahill nella partita contro il Chelsea, in tanti hanno temuto per lui. Sta migliorando, e sicuramente apprezzerà l'impegno dei suoi compagni, capaci di uscire a testa alta contro i giganti e di regalare un sorriso ai propri tifosi grazie alla vittoria per 2-1. Il 26 febbraio, nonostante la sconfitta, troverà il Southampton, che è tornato a giocarsi il titolo della Coppa di Lega inglese dopo 38 anni, dopo quell'unica finale giocata nel 1979 contro il Nottingham Forest di Brian Clough. Sarà la nona per i Red Devils, che per ora hanno un bilancio di quattro vittorie e quattro sconfitte. Mancavano all'appuntamento da sette anni. In panchina c'era un signore scozzese che di nome fa Alex e di cognome Ferguson.
Dal primo giorno in cui si è seduto su quella panchina, Mourinho sapeva benissimo a cosa andava incontro. Perché al Manchester United c'è un prima e un dopo sir Alex. Significa fare i conti, giorno dopo giorno, con un'ombra, una storia, una presenza, un continuo conflitto con il passato. E questo, a dire il vero, può essere un problema anche per uno come Josè, che delle sfide ha sempre avuto quasi un bisogno viscerale. Che poi, a voler fare un confronto fra i due, senza alcuna volontà di essere blasfemi nei confronti dei tifosi del Manchester United, Mourinho regge eccome. Già, perché il giorno in cui Ferguson compì 54 anni (era il 31 dicembre del 1995) era già al Manchester United da più di nove anni (esattamente dal 6 novembre del 1986), e aveva vinto nel complesso molto meno di Mourinho: 16 titoli (5 campionati, 8 coppe nazionali e 3 coppe europee tra Scozia e Inghilterra) contro i 21 di Josè (8 campionati, 9 coppe nazionali e 4 titoli europei).
C'è da dire, però, che sir Alex con lo United aveva già vinto con il Manchester United 2 Premier League, 2 FA Cup, 1 Coppa di Lega, 3 Community Shield, 1 Coppa delle Coppe e 1 Supercoppa Europea. Percorsi diversi, storie diverse. Lo scozzese ha dedicato gran parte della sua carriera a Red Devils (26 anni circa), mentre Mourinho ha preferito girare prima l'Europa, prima di prendere le chiavi dell'Old Trafford che desiderava da anni. Tra Portogallo, il primo capitolo in Inghilterra con il Chelsea, l'Inter e il Triplete, il Real Madrid e poi ancora il Chelsea. L'itinerario del destino. La sua storia al Manchester United è appena cominciata, anche se nel frattempo ha messo già in bacheca un Community Shield.
A 54 anni, la storia di Josè Mourinho ha ancora tanto da dire. Un altro passo verso il destino è stato fatto. Svelto, impetuoso, spavaldo. Proprio come lui, che sogna di non fermarsi mai, e che non ha paura di sfide e confronti. Buon compleanno Josè.