E’ il più giovane fra i cinque maggiori campionati europei. Solo la Premier, con i suoi 25,6 anni di età media, riesce ad avvicinarsi. Ma la Bundesliga si conferma l’El Dorado dei giovani talenti, la terra promessa per mettersi in mostra e sbocciare in tutto il proprio splendore. Che si voglia lottare per la salvezza (come nel caso del Norimberga) o puntare alla Champions (vedete il Lipsia) il ragionamento di club e allenatori non cambia: si scommette sul futuro, sempre e comunque.
E se la squadra più “inesperta” è il Magonza con i suoi 23,8 anni di età media, la più “vecchia” è il Bayern Monanco (27,4) che insegue il titolo consecutivo numero sette. Un’ulteriore dimostrazione arriva anche dalla classifica marcatori, dove nella top ten sono solo in tre a superare i 25 anni, ovvero Reus, Lewandowski e Alfred Finnborgason, punta islandese dell’Augusta. Gli altri, probabilmente, hanno preso da poco la patente.
Jadon Sancho, il prodigio che fa sognare il Borussia Dortmund
in parte lo deve anche a
Jadon Sancho. Ala sinistra il ruolo naturale, cinque i gol messi a segno, ben 9 gli assist (primo in assoluto in Bundesliga). Nazionalità inglese. Classe? 2000.
La passata stagione l’aveva finita da titolare. Le ultime quattro le giocò tutte dal 1', nonostante il Dortmund fosse in corsa per il terzo posto e i risultati non fossero dei migliori. In quel frangente 3 gli assist collezionati, diventati sei nelle prime sette giornate di questo campionato (in soli 124’ giocati!). Insomma, la sua favola è nata così: mandando in rete i compagni.
Anche se il grande pubblico già lo conosceva. Perché Jadon ha sempre avuto i riflettori puntati addosso, fi da quando – minorenne – faceva il fenomeno nel Mondiale U17 di solo un anno fa. Fin da quando, cresciuto in una famiglia povera e in un quartiere popolare, scartava tutti per strada. Ascolta Fedro, è cresciuto guardando su You Tube i video di Ronaldinho.
“Basta, troppi tunnel” gli rinfaccia Marcel Schmelzer in uno dei suoi primi allenamenti al Borussia Dortmund. Di lì a diventare il primo 2000 a giocare con la maglia dell’Inghilterra beh, il passo è brevissimo. Lo sa anche Pep Guardiola, che decise di non puntare sulle doti di un ragazzo sul quale tutto il City credeva, tanto da offrigli il contratto più grosso della storia per un giocatore dell’Accademy. E tanto da perderlo, destinazione Germania appunto. Costò 10 milioni, una cifra che il Borussia Dortmund investirebbe altre cento volte.
Luka Jovic, il piccolo Falcao serbo capocannoniere della Bundesliga
Che si giochi in Germania o all’estero per Luka Jovic non fa differenza. 17 gol segnati in 22 partite stagionali fra campionato e coppa. Gioca e batte i portieri avversari come un veterano, ma la carta d’identità in realtà dice soltanto 20. Nell’Eintracht che lotta per un posto nella prossima Champions League, il volto simbolo è il suo.
Lo scorso 19 ottobre, nella vittoria per 7-1 sul Fortuna Dusseldorf, Luka diventa il più giovane di sempre a segnare cinque gol in una singola partita di Bundesliga (tutti nel giro di 46’). Nato in Bosnia, l’attaccante classe 1997 è arrivato in Germania due anni fa come scarto del Benfica. I portoghesi, infatti, non credono in lui dopo averlo pagato due milioni dalla Stella Rossa, rinunciando di fatto ad un talento che adesso vale almeno venti volte di più.
“Ho corso più in un mese a Francoforte che in un anno a Lisbona” dirà da capocannoniere della Bundesliga, dove guarda tutti dall’alto verso il basso con i suoi 12 gol in 14 partite. Tanto da far ricredere tutti, anche quelli che in patria lo davano come l’ennesimo talento che – andato via troppo presto – non ce l’aveva fatta. Lo chiamavano “Serbian Falcao”, lui che a 16 anni divenne il marcatore più giovane della Stella Rossa battendo il record di Stankovic. Ad un certo punto, però, nessuno avrebbe più puntato si di lui.
Poi la cura Kovac, l’allenatore al quale deve tutto. Infine la consacrazione con Hutter, che lo ha completato con Haller, formando di fatto la coppia gol più prolifera della Bundesliga alle spalle del duo Paco Alcacer-Reus. Suo padre Milan lo accompagnava agli allenamenti facendosi 200 chilometri ogni giorno e Luka ogni tanto dormiva anche in macchina. Gli sforzi fatti, insomma, hanno dato i frutti sperati.
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Florian Neuhaus, l’intelligenza al potere
Un altro a cui piace mandare i compagni in gol è Florian Neuhaus, centrocampista classe 1997 del Borussia Monchengladbach. Otto gli assist collezionati fin qui, undici partite partendo dal 1’ in 17 convocazioni. Non male per uno che è al suo debutto nella massima serie del calcio tedesco, dopo aver contribuito nella passata stagione alla promozione del Fortuna Dusseldorf. Hecking, che lo ha voluto trattenere a tutti i costi l’estate scorsa, gli ha affidato le chiavi del centrocampo. Lui ne sta ripagando la fiducia a suon di numeri.
E’ cresciuto nelle giovanili del Monaco 1860, rifiutando l’offerta del Bayern, di cui il padre è anche un grande tifoso. Lui, invece, ha sempre seguito lo zio, sostenitore del Werder Brema, tanto da conservare in camera un poster di Ozil e De Bruyne con la maglia biancoverde. In casa gli regalarono anche la maglia di Ailton, storico attaccante del Werder – perennemente sovrappeso - che vinse lo scudetto del 2004 prima di partecipare all’Isola dei Famosi tedesca a causa dei debiti.
Sembrava ieri quando Florian dormiva con la maglia di Ailton. Nel frattempo sono passati 14 anni, i modelli sono diventati Kroos e Muller. E’ diventato un pilastro della Germania U21 e per il futuro ha le idee chiare: “Fra cinque anni giocherò per la Nazionale maggiore”. Andando avanti così, è molto facile che accada.
Achraf Hakimi, da Zidane alla testa della Bundesliga
Achraf Hakimi non ha più abbandonato la fascia sinistra, a volte anche la destra, del Borussia Dortmund capolista. Da quel momento in poi, 12 partite dal 1’ sulle tredici giocate in Bundesliga, tre su quattro anche in Champions. Imprescindibile per Favre insomma.
Classe 1998, l’età che dice solo 20 anni, ma l’esperienza alle spalle è già di quelle importanti. Soprattutto perché si chiama Real Madrid. Hakimi, nato in Spagna ma di origini marocchine, ha giocato per dieci anni nelle giovanili dei Blancos: “Arra, domani parti dall’inizio”. Glielo dice Zidane al telefono. Il giorno dopo, siamo nell’ottobre del 2017, il Real giocherà contro l’Espanyol e Carvajal è out per problemi cardiaci. Insomma, la sua storia è nata così.
Il primo marocchino di sempre a giocare con il Real, il sesto africano della storia. Ci è arrivato grazie all’attuale allenatore dei campioni d’Europa, ovvero Santiago Solari. Che prima lo scopre e poi lo porta al Real Madrid Castilla, prelevandolo dal Club Deportivo Colonia Ofigevi, una piccola società di Getafe non più attiva. Di lì l’arrivo di Zidane e una carriera che decolla velocissima.
Con il Real Madrid, nella passata stagione, Hakimi colleziona in totale 17 presenze e due gol. Il tutto condito da un Mondiale vissuto da titolare indiscusso nel Marocco. Non abbastanza per convincere il Real a puntare ancora su di lui. Il Borussia Dortmund, sempre attento ai giovani, ne approfitta e strappa ai Blancos un prestito biennale. Adesso Achraf corre veloce, proprio come fa Di Maria, suo idolo di sempre.
Reiss Nelson, il pupillo di Wenger
Reiss Nelson è sempre la prima alternativa di Julian Nagelsmann, che quando deve scuotere il suo Hoffenheim lo fa sempre inserendo l’attaccante classe 1999. Sei gol e un assist per la giovane ala fin qui. Partite dal 1’? Solo cinque su quattordici convocazioni in Bundesliga. Insomma, si fa trovare sempre pronto.
Si tratta di un altro talento inglese in cerca di fortuna in terra tedesca, proprio come Ademola Lookman e Jadon Sancho. E’ cresciuto nelle giovanile dell’Arsenal, mettendosi in mostra soprattutto con l’U23. Poi la chiamata di Wenger, che lo fa debuttare in coincidenza con la vittoria del Community Shiled. Tanto lo spazio che gli viene concesso in Europa League, 16 le presenze totali in prima squadra. E quando ha deciso di lasciare Londra, i tifosi non hanno mancato di riservare qualche critica al club.
In Germania è arrivato ascoltando anche l’amico Sancho: “Sa che sono un giocatore veloce e ha detto che c'erano molte opportunità di quel tipo in Bundesliga”. Lui che ha imparato a dribblare da giovanissimo, da bambino: “Andavamo al campo da calcio vicino alla mia tenuta e giocavamo fino a quando non era buio. Quando giochi con le persone più grandi ti aiuta mentalmente, perché sono più grandi e più forti di te. Devi essere all'altezza di questo. Non ci sono arbitri lì, quindi non subisci falli. Cresci più velocemente in un posto dove tutto va bene". E lui, così come tutti gli altri, è cresciuto velocemente eccome.