C’era una volta una Napoli che era Ma.Gi.Ca. Non solo per i suoi paesaggi, per quel suo essere sempre romantica. Ma anche, e soprattutto, nel calcio. Era la magia di Diego Armando Maradona e Bruno Giordano, con la partecipazione di Andrea Carnevale prima e Antonio Careca poi. Un tridente che trasformava in oro tutto quello che gli arrivava tra i piedi. Al di là del gioco delle iniziali, anche per questo era tutto così ‘magico’. E Bruno Giordano era un attaccante per tutte le epoche, dotato di tecnica, potenza e fiuto del gol. Ti lasciava sul posto col suo dribbling secco, poi ti castigava con un calcio potentissimo. A Napoli ha ritrovato una seconda casa, dopo Roma e la Lazio. Oggi lavora con il Gragnano, squadra di Serie D, con lo stesso entusiasmo di un tempo (leggi l’intervista sulla sua nuova vita da direttore generale). Ma con i ricordi sempre impressi nella mente e quell’amicizia con Diego ancora viva a distanza di trent’anni.
Parli di lui ed è inevitabile pensare alla Ma.Gi.Ca.: Maradona, Giordano e Careca (Carnevale nella prima versione), il tridente che ha fatto sognare Napoli. Tre giocatori che s’incastravano alla perfezione, che disegnavano calcio. E, a distanza di trent’anni, il rapporto tra Giordano e Maradona è rimasto sempre lo stesso. Poco tempo fa c’è stato anche un incontro tra i due, in occasione della partita della pace. “Con Diego ci sentiamo spesso, l’amicizia che ho con lui mi onora e mi gratifica. Innanzitutto lo vedo come un amico, poi è chiaro che ti vengono in mente i gol e le giocate che faceva. Sono cose che non si possono dimenticare, è pur sempre il giocatore più forte della storia. Con lui ho trascorso due fantastiche serate a Roma, era molto contento di essere ritornato in Italia”. Ma non solo, perché Maradona è stato anche ospite a Formello. Nella casa della Lazio, la squadra in cui Bruno Giordano è diventato grande. Magari portare Diego al Gragnano sarà impresa ardua, però ve li immaginate insieme a guidare i biancocelesti? Maradona, in realtà, un messaggio l’ha lanciato… “Era semplicemente una carineria che ha voluto fare nei miei confronti – dice ridendo Giordano – perché lavorare da primo e secondo allenatore alla guida di una squadra con Diego sarebbe veramente una cosa fantastica. Ma si scherzava, non vogliamo mettere in difficoltà Inzaghi che sta facendo un grande lavoro”.E poi via di pensieri ed emozioni.
La macchina del tempo dei ricordi ci porta indietro di quasi trent’anni, alla vigilia del primo storico scudetto del Napoli. “Una delle serate più strane e più belle della mia vita. Era sabato, vigilia di Napoli-Fiorentina, ed in ritiro nessuno riusciva a dormire. C’era Bianchi che faceva il giro delle camere per assicurarsi che tutti eravamo a letto. Ma, appena andava via, ogni tanto usciva qualcuno. L’adrenalina era altissima, una sensazione del genere non l’ho mai più provata. Non vedevo l’ora che arrivasse giorno per giocare quella partita. Praticamente scendemmo in campo senza dormire e ci fu l’apoteosi dopo il fischio finale. La gioia nei nostri occhi e in quelli dei napoletani ce l’ho stampata nel cuore e nella mente, ancora a distanza di 30 anni”.
E i paragoni con Maradona si sono sprecati. Ma di una cosa Giordano è sicuro: “Se Diego giocasse oggi, le partite o non finirebbero oppure finirebbero sempre in goleada. Quando Maradona partiva palla al piede provavano a fermarlo in tutti i modi, con le regole attuali farebbe espellere almeno un paio di avversari a partita. Per non fargli fallo dovevi lasciarlo andare in porta ed allora era inevitabile che le partite finissero 5 o 6 a 0 per la sua squadra”. E se invece Giordano giocasse oggi? “Ah, non lo so – prosegue - Ma non ci penso neanche a questo, sono contento e orgoglioso di aver giocato in quella Serie A. Che non era semplicemente il campionato italiano ma era il campionato mondiale. Per i veri fenomeni era un punto d’arrivo e sono orgoglioso di aver giocato quella Serie A e di averla anche vinta”.
Ora, Bruno Giordano, vive la sua nuova vita da direttore generale. Ma porta con sè l'emozione di aver vissuto quegli anni nel grande calcio, che racconta sempre con grande orgoglio. Con Maradona, il San Paolo ed una Napoli che era davvero... Ma.Gi.Ca.!