"Voglio lasciare il segno in questa squadra, ne riparliamo più avanti". Bruno Alves e Cagliari, amore a prima vista. Lui felice, i tifosi di più e domenica la festa è stata doppia: i tre punti il miglior regalo di compleanno per i 35 anni di Bruno. Impatto felice che va al di là di ogni aspettativa per il roccioso difensore portoghese, che prima di scegliere i sardi è stato tentato da un ritorno al Porto, la squadra del cuore, quella che lo ha formato e lanciato nel grande calcio. Merito anche di Cristiano Ronaldo:
"Ci sentiamo spesso, è stato lui a raccomandarmi la Sardegna, meravigliosa non solo per le vacanze" - si legge nelle pagine de La Gazzetta dello Sport -"Ho accettato con entusiasmo ma non sono qui per divertirmi. Ho aspettato mia moglie Rute che ha fatto un sopralluogo e ha dato l’ok: è entusiasta, come i tre bambini. Ho firmato prima dell’Europeo: sarei venuto comunque. Più bello il mare di Povoa de Varzim o quello del Poetto? Le spiagge si assomigliano, ma da noi c’è l’Atlantico: l’acqua è più fredda".
Contro l'Udinese tre punti d'oro: "Perché ho visto i miei compagni giocare col cuore, per esempio anche uno come Barella, che non è un lottatore, rientrava per dare una mano. No, a Cagliari sto vivendo un’esperienza che mi mancava, preziosa per questo. Siamo una delle difese più battute d'Europa? Il calcio non vive di statistiche, la differenza la fanno i giocatori, non i numeri". Piccolo passo indietro, Alves parla del trionfo a Euro 2016: "Una vittoria storica che ha fatto crescere la voglia di calcio tra i giovani e dimenticare per un po’ il momento difficile. Il mio Paese vive una crisi peggiore che in Italia, non sarà in grado di sopportarla a lungo".
Prime impressioni sul calcio italiano: "Difficile, competitivo, di altolivello: come tattica, strategia, organizzazione. La mia miglior partita penso di averla giocata a San Siro contro l'Inter.Campionato portoghese? Creativo. Quello russo? Formativo. E quello turco èpassionale, come in Grecia dove ho giocato per un anno. Allo Zenit Spalletti mi ha insegnato molto, dalla tattica allagestione del gruppo. Arrivavo dal Portogallo dove si pensa soprattutto alle qualità dei singoli. Rastelli? Sto imparando anche lui: nuovi concetti, nuovi dettagli".
Un difetto di Alves è la lentezza? "Non si può avere tutto, altrimenti giocherei nel Real… Ho le mie contromisure. Studio l'avversario in campo e penso prima di lui. Abile nel gioco aereo? Mi piace andare avanti, partecipare all’azione offensiva, ho segnato pure contro la Lettonia. Il calcio non è mai qualcosa di statico. L'attaccante più forte affrontato in Italia? Pavoletti: non si tira mai indietro e accetta la sfida. In assoluto? Che domanda! Cristiano Ronaldo, non ci sono più aggettivi per definirlo. Mi basta ricordare l’incredibile gol che ha fatto quando io giocavo nel Porto e lui nello United, un tiro da quasi 40 metri. Il difensore più forte è Pepe, e scusate se scelgo un portoghese".