Si dice che appena sbarcato a Parma, Tino Asprilla sia stato chiuso in un albergo per tre giorni, prima che la Polizia lo fermasse a bordo di un’auto della società. Era con la madre, stava andando a mangiare in un ristorante che gli avevano consigliato quelli dell’Hotel Maria Luigia, dove abitualmente risiedevano i calciatori del Parma.
La vita di Tino, in campo e fuori, è stata sempre condotta a cento all’ora: prodezze e stravaganze, colpi di classe misti a colpi di testa, gol festeggiati con capriole e multe. “Scala me ne avrà affibbiate un centinaio, con quel pollicione non sapevo se indicava cento mila o un milione” racconta a gianlucadimarzio.com e poi sorride, “Adesso non so se, in veste di presidente, Nevio faccia ancora il vigile, ma quando mi allenava…”.
Tino è tornato a Parma per salutare gli amici, “La cosa più bella che mi ha lasciato il calcio”, Apolloni, Minotti, Melli, Scala stesso. Non pare essere cambiato parecchio, non nella testa. Da Ginetto, alla Pasticceria D’Azeglio dove è cresciuto, Tino firma autografi e gioca a briscola, arrabbiandosi se perde, con Osio, Gigi, il suo migliore amico e uno sfidante che sceglie tra i clienti che abitualmente consumano nel locale. “Mi ricordo – dice da dietro il banco con Apolloni – che quando arrivavo al campo c’erano già Benarrivo, Gigi e tutti gli altri. Scala non voleva che calciassimo il pallone senza riscaldamento, ma era invitante la situazione. Tanto che i miei compagni sostenevano che io non riuscissi a prendere la traversa da metà campo. Allora io provocandoli dissi loro che ero pronto a scommettere un milione di lire. Tutti raccolsero i soldi, chi trecento mila, chi cento. Io calciai e colpii la traversa: boom. E Scala: ‘Tino, sono 100 mila di multa’. E io: ‘Va bene, tanto ho appena vinto un milione’”. Anni fantastici per lui tra pieni di ricordi. “La Coppa delle Coppe e la semifinale contro l’Atletico Madrid sono i ricordi più belli, anche perché sono riuscito a segnare due gol. Eravamo una squadra sconosciuta e piena di amici, capace di trionfare in Europa”.
Con Parma sempre nel cuore. “Ho avuto la fortuna di giocare in una città piccola, che mi ha dato tanto. Potevo andare al Real Madrid, o al Borussia Dortmund, ma ho scelto Parma. Domenica sono tornato qui, dai miei amici perché al di la dei soldi, dei gol e delle capriole, io mi sento fortunato perché il calcio mi ha regalato amici veri che ringrazierò sempre”. Con tanto di puntatina allo stadio: “Sono andato anche in curva, per la prima volta nella mia vita, mi hanno invitato e ho accettato perché ho potuto capire l’amore che i tifosi hanno provato per la maglia e per tanti giocatori che, come me, si sono spesi per difenderla. Sono sceso negli spogliatoi, a fare un discorso a fine partita ai ragazzi, ci sono giovani interessanti allenati da questo qua (indica Apolloni che gli è vicino) che è troppo serio e troppo bravo. Farà strada, come farà strada questo Parma”. Che non ha avuto bisogno di fare capriole per entrare dritto nel cuore di Tino Asprilla.
di Guglielmo Turpo