Una domenica in Val Camonica, il ritiro di Darfo Boario, uno stadio in via Rigamonti e l’invasione di 1500 bresciani. Scherzi della toponomastica ed effetti di una promozione che ha riacceso l’entusiasmo di una città pronta a riabbracciare la serie A. Sono già 6600 gli abbonati alla prossima stagione, oltre 2mila in più rispetto allo scorso anno. Non vedono l’ora e anche per questo sfidano i 32 gradi della vallata.
L’occasione buona è un’amichevole a metà pomeriggio contro una rappresentiva di dilettanti associati sotto la maglia neroverde del Darfo Boario, squadra che vide nascere il De Zerbi allenatore. Sono venuti in tanti per vedere le facce nuove, ma il ritardo nel visto di Chancellor e un problema muscolare di Aye, lasciano la scena a Jesse Joronen, portierone finlandese con la passione del rock. Qualcosa in comune col presidente Cellino, assente annunciato e acclamato dalla curva quanto Eugenio Corini.
All’ingresso in campo delle squadre, Ernesto Torregrossa precede tutti. Capitano con la benedizione di Daniele Gastaldello, che parte dalla panchina e in conferenza stampa racconta il retroscena di quella fascia al braccio. “È nel pieno della maturità e l’anno scorso abbiamo visto quanto gli abbia fatto bene avere responsabilità. Ho sempre detto che dovrebbe essere il mio vice, perché trae beneficio dalle responsabilità”.
Suggerimento recepito subito. Suo il primo gol della partita, sue le prime giocate di classe accanto a un Donnarumma che fatica un po’ a trovare la porta. “Poco male, l’importante è che segni quando conterà. Magari contro l’Atalanta”, dice il signor Carlo in tribuna. Ogni volta che c’è un gol, si gira verso la speaker Giovanna per specificare il nome del marcatore.
Nei primi 45 minuti lo fa per cinque volte, nel secondo tempo mai. Annuncia due volte Torregrossa e uno per volta Donnarumma, Sabelli e Mattia Viviani, centrocampista del 2000 sulle tracce di Tonali, a riposo per una botta alla caviglia.
Finisce 5-1, con Joronen, autore di un paio di ottimi interventi, trafitto a fine primo tempo da Diego Pedersoli con un diagonale dalla sinistra.
Soddisfazione personale e disattenzione perdonata da Eugenio Corini, che riparte dal 4-3-1-2 con cui ha vinto la serie B, ma senza alcuni interpreti inevitabilmente da rimpiazzare.
Al centro della difesa, l’addio di Romagnoli costringe ad aggiungere un altro nome. “Possibilmente un mancino che sappia giocare a 4, visto che siamo tutti destri al momento”, racconta Gastaldello.
Contro il Darfo in quella posizione ha giocato Mangraviti, che l’anno scorso ha fatto il mediano nel Gozzano in serie C. Aspettando Chancellor, serve almeno un altro centrale. Nelle scorse settimane è stato sondato Rajkovic, mancino in uscita dal Palermo. Potrebbe essere un’opzione importante, considerata l’abbondanza di destri.
A centrocampo invece, dove già si cercava un giocatore, preoccupa l’infortunio di Ndoj, avvenuto mercoledì 17 nella prima amichevole. Per lui distorsione alla caviglia destra con interessamento ai legamenti. Ancora troppo il gonfiore per valutare in seconda analisi l’entità. Solo a quel punto si potranno capire i tempi di recupero e le conseguenti idee sul mercato.
In attacco si aspetta Aye e qualche possibile occasione. Normale che una neopromossa sfrutti tutto il tempo per fare la squadra.
Intanto si gode la sua gente, che ha affollato lo stadio di via Rigamonti come fosse il Rigamonti.
Magari quello rinnovato che il presidente Cellino promette di restituire pronto per la prima di campionato.
“Un torneo che affronteremo senza paura, con la sfrontatezza che avete visto l’anno scorso”. Parola di Daniele Gastaldello, simbolo di un Brescia pronto a ripartire. E a rimettere la V sulla maglia. Anche contro il Darfo nessuna traccia. Ma era solo la terza maglia. Nelle altre due, che verranno presentate nei prossimi giorni, ricomparirà prontamente.