Non accadeva dal 1978. Sono passati 40 anni dall’ultima volta in cui il Brasile non riuscì a vincere la prima partita di un Mondiale. Allora fu la Svezia a fermare i verdeoro, oggi a Rostov l’impresa è stata della Svizzera. Inaspettata, forse ancora di più rispetto alla sconfitta della Germania di qualche ora prima. Soprattutto per i numeri con i quali il Brasile si è presentata in Russia. Imbattuta nelle 12 partite di qualificazione al Mondiale e con un Neymar ritrovato, dopo l’infortunio subito nel Psg. Ma alla tecnica e alla fantasia ha risposto la Svizzera con pragmatismo e forza fisica. Di grinta e di coraggio. Con il sudore e tanta corsa.
Con le parate di Sommer, decisivo nel finale, e il cuore di Behrami. Una diga a centrocampo. Entro i limiti a volte anche oltre, ma comunque efficace. Sei contrasti vinti e quattro falli nel primo tempo tutti su Neymar, al quale ha riservato un occhio di riguardo. Grinta e tenacia, ma non solo per l’ex Lazio. Preciso anche in fase di impostazione. Sempre nel centro del gioco. Quarantaquattro passaggi e solo tre errori. Concentrato e freddo, finché i muscoli hanno retto la tensione.
L’eroe però diventa Zuber che di testa risponde al vantaggio di Coutinho. Lui che la Russia la conosce bene avendo giocato per due stagioni nel CSKA. Un esterno atipico, si definisce un jolly a disposizione dell’allenatore. Non un terzino, perché ama segnare. Come in una amichevole con il suo Hoffenheim contro una squadra dilettante nella quale riuscì a segnare addirittura 5 gol in appena 15 minuti.
Quello di oggi però ha avuto un valore diverso. Un tiro un gol: l’elogio del cinismo svizzero firmato da Petkovic. Generale freddo che dalla panchina guida i suoi. Sull’altra di panchina invece per Tite la spia si accende in difesa. Dagli ultimi 12 tiri subiti dai verdeoro nelle partite mondiali sono arrivati 10 gol. Statistica inflazionata dai sette gol subiti contro la Germania nella semifinale del 2014, ma per tornare ad alzare la Coppa servirà un Alisson in versione giallorossa. La Svizzera invece mantiene così la sua striscia positiva di cinque vittorie nelle ultime cinque partite inaugurali dei Mondiali che ha disputato tra il ’94 e Russia 2018: contro USA, Francia, Spagna e Ecuador.
Gli elvetici fermano il Brasile, ma non è la prima volta. Successe già nel 1950, Mondiale giocato in Brasile appunto, che si concluse con il tragico, almeno sportivamente, Maracanazo. Con i verdeoro sconfitti in finale al Maracana dall’Uruguay. Ricordi che in Brasile suscitano ancora brutti ricordi. Una cicatrice riaffiorata nella semifinale persa contro la Germania e che sembra non rimarginarsi.