Borussia Dortmund-Stoccarda, minuto 85', il risultato è inchiodato sull'1-1. I padroni di casa, dopo essere andati in vantaggio con Malen, sono stati raggiunti dagli ospiti e stanno per buttare via una ghiotta occasione per avvicinarsi alla capolista Bayern Monaco, caduta a sorpresa qualche ora prima in casa dell'Augsburg. In campo non c'è Haaland, ancora ai box per un problema all'anca, ma c'è capitan Reus. Ed è proprio lui a finalizzare al meglio un contropiede, a fare 2-1 e a portare il Borussia Dortmund a -1 dalla capolista Bayern.
Reus e l'amore infinito per il BVB
La storia di Reus è forse una delle ultime appartenenti a quel calcio romantico e nostalgico. Perché il "piccolo mago" di Dortmund, a differenza degli amici Hummels, Lewandowski, Gotze e Aubameyang, ha scelto sempre di restare a casa e tenersi stretta quella maglia sognata da bambino nonostante offerte importanti da tutto il mondo.
Nato nelle giovanili proprio del BVB e cresciuto nel mito di Rosicky, è costretto prima alla gavetta passando dall'accademia del Rot Weiss Ahlen e dal Borussia Monchengladbach, fino al grande ritorno in giallonero nella stagione 2012/13.
In panchina c'è un certo Jurgen Klopp, il Borussia Dortmund arriva in finale di Champions League dopo aver eliminato in semifinale il super Real Madrid di Cristiano Ronaldo e Mourinho. Reus è tra i migliori in campo, conquista anche un calcio di rigore, ma non basta: a vincere è il Bayern Monaco, il rivale di sempre che nel 2011 decise di "scartarlo".
Il tedesco viene inserito nel Team of the Year dell'Uefa e nella squadra della stagione della Champions League, le offerte non tardano da arrivare così come per i suoi compagni di squadra: Gotze, dopo aver saltato la finale per infortunio, si trasferisce proprio al Bayern, l'estate dopo è il turno invece di Lewandowski.
Gli infortuni e la sfortuna
Gli addii dolorosi dei suoi grandi amici e la finale persa di Champions League non sono le uniche note dolenti della vita calcistica di Reus, costretto a fare i conti con tanti infortuni che hanno segnato la sua carriera.
Il calvario inizia nell'estate 2014: lesione dei legamenti alla caviglia in amichevole contro l'Armenia e addio al Mondiale brasiliano vinto poi proprio dalla Germania. Quegli stessi legamenti si rompono poi definitivamente a novembre e Reus fino al 2016 è tormentato da fastidi muscolari e problemi alla caviglia. Come se non bastasse ci si mette di mezzo anche la pubalgia che lo costringe a rinunciare all'Europeo.
Ma il peggio deve ancora arrivare: nella stagione 2017-2018 c'è la rottura del legamento crociato, Reus resta fermo 228 giorni, quasi un anno. "Sarei disposto a rinunciare a tutto pur di essere nuovamente al 100% e tornare a giocare a calcio, quello che amo", dichiarerà qualche mese dopo in un'intervista emozionante.
C'è sempre il BVB
Ad aspettarlo lì però ci sono sempre il Borussia Dormtund e i suoi tifosi. Nessuno ha mai smesso di credere nel suo talento e nelle sue qualità.
Il "piccolo mago" diventato ormai uomo torna in campo con la fascia da capitano legata al braccio e firma il rinnovo di contratto fino al 2023. Torna a giocare a grandi livelli, viene nominato calciatore tedesco dell'anno nel 2019 e si riprende anche la Nazionale, nonostante il forfait di Euro2020.
Roba da extraterrestre. Ora sogna di vincere quel campionato con il suo Borussia che manca nel palmares. Il gol contro lo Stoccarda che rilancia le ambizioni scudetto dei gialloneri non poteva che segnarlo lui. Il Bayern Monaco, l'amico Lewandowski e Nagelsmann sono avvisati.
A cura di Raffaele Caruso