Fischetto? “Ah già… me lo stavo dimenticando”. Smemorato. Tenuta elegante oppure tuta sportiva? “Non ci ho ancora pensato…”. Indeciso. O forse solo un po’ emozionato, no? Emiliano Bonazzoli tentenna un 5, 15, 20 secondi. La replica arriva a bassa voce, quasi fosse una confessione: “No, emozionato no. Sono solo un po’ frastornato. Ho la testa piena di sensazioni, concetti che voglio dire, esercizi che devo preparare”. Ore 20.30 il suo primo allenamento da… allenatore! “Una nuova vita”. Di chissà quale squadra penserete voi. A, B oppure Lega Pro? “Atletico Conselve, prima categoria”. Provincia di Padova. Bonazzoli ci parla da uomo, in esclusiva. “Quando si finisce di giocare a calcio c’è sempre un bel punto di domanda sul dopo. E devo ammettere che fare l’allenatore non era certo una mia priorità, la mia prima scelta”. Inizialmente qualche corsetta in gruppo con questa squadretta consigliata da amici, poi però scocca la scintilla. “Ad un certo punto ho chiesto se fosse stato possibile tesserarmi come allenatore in seconda, anche per ‘praticare’ gli 8 mesi necessari che mi avrebbero poi permesso di iscrivermi al corso UEFA A di fine stagione”. Piacevolmente accontentato. “Così ho iniziato a seguire il mister in prima, senza arroganza, senza voler scalzare nessuno, anzi. Davo solo qualche consiglio, volevo semplicemente prendere esempio da un professionista che ha vinto tanto - un campionato di terza, uno di seconda e la Coppa Veneto - con questa squadra. Volevo solo iniziare a ragionare da, nient’altro. Ma più andavamo avanti, più mi appassionava. Mi sentivo coinvolto e partecipe”. Poi arriva la svolta. Emiliano si toglie la '9' dalle spalle e inizia parlarci da allenatore. “I risultati non sono arrivati così l’altra sera la presidentessa mi ha chiesto se me la sentissi di prendere in mano questo gruppo di ragazzi”. Esitazione, nessuna. “Non ci ho pensato un secondo. Perché non provare? Non metterci del mio con tutto il bagaglio accumulato in questi anni? Come allenatore ho zero esperienza però dopo 20 anni di carriera professionistica credo di aver assimilato indirettamente certi concetti”. Un modello tra quelli che lo hanno allenato? “Ognuno mi ha lasciato qualcosa. Forse Atzori, umanamente”. Modulo? “Lo adatto a seconda delle caratteristiche della mia rosa”. Idee chiare. “Da giocatore ho fatto tanta gavetta. Spero di riuscire a ripercorrere la stessa strada anche da allenatore”. L’Emiliano allenatore si rimette le vesti di (ex) giocatore, solo per qualche secondo. “In tanti mi hanno chiesto se avessi voluto continuare. Di offerte ne ho anche avute, soprattutto in Lega Pro. Se la proposta giusta mi fosse arrivata a giugno o luglio avrei anche detto sì. Ma dopo 5/6 mesi di inattività e 37 anni sulla carta d’identità poi rischi di fare e far fare una brutta figura”. Meglio una nuova sfida. “Stasera mi un’ora prima dell’allenamento, per preparare tutto. Dovrò imparare tanto, dall’esprimermi al comunicare con i ragazzi. Dialogare con il gruppo. Fare un po’ lo psicologo”. La voce torna bassa, un po’ emozionata. Ma la stoffa dell’allenatore si nota quando gli chiediamo l’obiettivo stagionale. “Salvezza, salvezza. Dobbiamo pensare solo a quello”. E la prossima partita sarà importantissima. Manca solo un 'partita dopo partita' e ci siamo. Emiliano va. Ma per davvero, nessuna frase fatta. “Corro all’allenamento”. Con il fischietto in tasca…
Data: 15/11/2016 -