Da San Siro, Milano, a San Cataldo, provincia di Caltanissetta sede della prossima trasferta del Bari. Lungo 10 anni di carriera, un salto all'indietro di tre categorie e una vista su quella Serie A. Francesco Bolzoni, oltre 200 partite tra A e B, è ripartito da Bari. Di nuovo al sud dopo la tappa di Palermo, per la prima volta in D. "Sinceramente non l'avrei mai pensato - sorride ai microfoni di gianlucadimarzio.com - ma ora sono contento della scelta che ho fatto. Sono qui e cerco di viverla nel migliore dei modi, sono sereno". Serenità, un concetto che Bolzoni esprime agli occhi dei compagni di squadra, in campo e fuori. "Ma sono un finto calmo - sorride lui - mister Cornacchini se ne è accorto nel tempo, diciamo che anche io sono facilmente infiammabile, soprattutto quando gioco". Introverso nella vita privata, un leone in campo. Al sud ci ero già stato e non vedevo l'ora di tornarci, i tifosi sono più caldi, ti fanno vivere al meglio la professione. Ogni tanto capita che mi fermino per strada per un selfie e per farmi i complimenti, ma la mia vita qui è normalissima. Si esce ogni tanto con i compagni e periodicamente viene giù la famiglia. Il distacco? Ormai ci sono abituato, anche se non è mai semplice".
La famiglia 2.0 l'ha trovata nel Bari. Imbattuto dopo 18 turni (14 vittorie e 4 pareggi), in vetta al girone I. E che festeggia le vittorie con i selfie nello spogliatoio: “Un'idea di Marfella a Messina – racconta Bolzoni – ci è piaciuta e sta portando bene”. D'impatto, come la conoscenza della realtà barese: "Una cosa che mi ha subito colpito è che la società del Bari mi ha contattato 15 minuti dopo la fine del mercato estivo della Serie B. Appena hanno saputo che a La Spezia ero fuori dal progetto, mi hanno detto che sarei stato un anello importante per il futuro della squadra. Ci ho pensato qualche giorno, ma la scelta era già fatta". Merito di un patto: "Ci siamo sentiti a lungo su Whatsapp con Di Cesare e Brienza prima di firmare. Abbiamo parlato e preso una decisione praticamente insieme. Un patto tra noi? Chiamiamolo così. Con Ciccio, poi, ci avevo giocato già otto anni fa. E' un professionista splendido, rende più semplice anche il lavoro di noi centrocampisti, è sempre pronto a ricevere palla".
Eppure in casa Bolzoni un erede già c'è: il piccolo Leonardo, suo figlio. "Io non gli sto inculcando l'amore per il calcio, ma a lui questo sport piace (ride, ndr). E' alla scuola calcio di Marco Parolo a Gallarate, ma è il mio contrario: è mancino e gioca a centrocampo, ma in posizione avanzata". Il feeling con il gol, infatti, non è il pezzo forte del repertorio di Bolzoni sr: sin qui a Bari una sola marcatura, contro l'Igea Virtus. "Quando giocavo come interno di centrocampo, come a Palermo, avevo più occasioni. Vorrei arrivare a quota 4 gol, il mio record in carriera”. Qui giochiamo in due, io e Zaccaria, e dobbiamo puntare su corsa e aggressività. Una cena dagli attaccanti a fine stagione? Beh, qualche chilometro lo facciamo anche per loro". E per inseguire un pallone: "Giocando in questa categoria, ti torna in pieno la passione per il calcio. Giochi in posti che non avresti mai immaginato. Le partite sin qui nella memoria? Gela, dove abbiamo giocato a porte chiuse, e Acireale, perché su un terreno di gioco così pesante non mi ero mai trovato e abbiamo vinto in 9 contro 11".
Il sorriso è quello di chi ha messo alle spalle i giorni più complicati, complice un serio infortunio al tendine d'Achille.
L'album dei ricordi è ricco di nomi e platee importanti: "Il mio primo modello era Emerson, ex Roma e Juventus - ammette Bolzoni - infatti in Primavera Bonucci e Tornaghi mi chiamavano Puma. Oggi mi piace guardare come giocano Casemiro e De Rossi, i giocatori che sanno fare filtro e impostare". La mente torna ai tempi del settore giovanile dell'Inter, con diversi titoli vinti tra cui il campionato Primavera 2006/07. L’annata seguente è stata quella dell'esordio in Champions League agli ordini di Roberto Mancini ("Gli devo tantissimo") proprio contro quel PSV Eindhoven che i nerazzurri hanno ritrovato quest’anno nel proprio girone. "E' stata l'emozione più inattesa della mia vita - ricorda - mi stavo scaldando a bordo campo con Luis Jimenez. Viene espulso Chivu. Io mi giro verso Luis e gli dico: 'Ora non entrerò mai'. Nemmeno il tempo di pensarlo e Mihajlovic si alza dalla panchina e inizia a urlare: 'Bolzoni, vieni qui'. Lì è iniziato tutto. Ho avuto modo di entrare in campo in quella che all'epoca era tra le tre squadre più forti del mondo. Ho toccato bene i primi tre palloni e poi è andata in discesa". Passando per la A a Genova, Siena e Palermo, la B con Frosinone, Novara e Spezia. Allenato anche da un altro futuro Ct della Nazionale, come Antonio Conte: "Conte? Se mi avesse allenato due anni in più, la mia carriera sarebbe stata diversa". Con un piccolo rimpianto: "Il secondo anno in A a Siena, potevo sfruttarlo meglio. Cosmi e Iachini mi hanno dato tanta fiducia, ma non l'ho ripagata al meglio".
Nelle giovanili dell'Inter, Bolzoni è cresciuto anche con Bonucci e Balotelli: "Leonardo ha sempre fatto dell'applicazione e della mentalità vincente dei cavalli di battaglia. Mario ha sempre avuto dei mezzi e delle qualità pazzesche, fuori categoria. Non sempre le ha usate in pieno. Da chi mi sarei atteso di più? Sebastian Ribas (31 anni, oggi al Lanus), ci faceva vincere delle partite da solo". Dalla Primavera ai giovani, quelli ai quali oggi Bolzoni - all'alba dei 30 anni - è chiamato a far da chioccia a Bari: "Sono tutti dei ragazzi maturi, c'è chi sta avendo più possibilità e sta facendo bene. Langella e Piovanello stanno dimostrando di essere due 2000 già pronti. Nell'ultimo periodo mi è piaciuto tanto Nannini. Si vede che è un calciatore maturo nonostante la giovane età. Non a caso lo chiamiamo l'intellettuale: rispetto a tanti ragazzi della sua età, legge tanto, studia all'università e sta poco in rete". Così si aprono anche le porte dello spogliatoio: "Il più social? E' Simeri, ci fa divertire tanto. Gli scherzi? Li organizza Liguori, cerca di tenere alto il morale della squadra con scherzi e battute".
Dalla B alla D, dai professionisti al dilettantismo. Qualcosa è cambiato, nonostante una piazza con cifre da massima serie. "Quest'anno mi marcano spesso a uomo, non ci ero abituato - sorride - ricordo i tempi in cui ero io a marcare: una volta Kovacic in un Palermo-Inter 1-1 mi ha fatto sudare tanto". Con nove punti di vantaggio e i match contro Sancataldese, Cittanovese e Igea Virtus da affrontare di qui a fine gennaio, lo sguardo di Bolzoni è sulla sfida sul campo della Turris del 3 febbraio: "Vincere lì sarebbe davvero la dimostrazione della squadra che siamo. Cercheremo di arrivare tra tre settimane nel migliore dei modi e nella forma migliore". L'orizzonte, però, è ben più ampio e mira alla B in 18 mesi: “Siamo qua per vincere e non possiamo nasconderci - è il messaggio di Bolzoni - questo è un gruppo sano e la parola chiave è rilancio. L'obiettivo primario è tornare tra i professionisti, ma soprattutto tornare in Serie B. Lavoriamo ogni giorno per quello. La A con il Bari? Sarebbe veramente qualcosa di speciale. E' chiaro che una volta che si prende il via, si cerca di non fermarsi mai".