Reduce da una sconfitta e da un pareggio negli ultimi due turni, il Bologna si prepara a ospitare il Milan e vuole ritrovare il successo che manca da due giornate. Una sfida speciale in calendario per l’allenatore della formazione emiliana Roberto Donadoni ma anche per Andrea Poli, che la maglia rossonera l’ha vestita dal 2013 al 2017. Alla vigilia della partita, il centrocampista è tornato sulla sua esperienza Milano, tra alti e bassi, pochi gol e qualche malinteso con alcuni allenatori.
“Il primo anno con Allegri e Seedorf ho giocato tanto debuttando anche in Champions e cavandomela bene - ha raccontato a La Gazzetta dello Sport - nel tempo, purtroppo, sono emersi alcuni problemi oggettivi che hanno bloccato la crescita del gruppo: sei allenatori in quattro anni, una proprietà in bilico, giocatori che andavano e venivano. Io cercavo di dare una mano, anche con Inzaghi sono stato utilizzato spesso".
"Il tracollo con Montella? Parlai con l’allenatore e glielo dissi con educazione ma anche con chiarezza. È stato un anno molto brutto proprio per il rapporto con l’allenatore. Montella ha avuto una gestione superficiale e non sapeva nemmeno comunicare. Io meritavo di giocare molto di più per come mi allenavo e per come mi comportavo. Mi ha dato fastidio la scarsa considerazione".
Da qui la scelta di lasciare il Milan e iniziare una nuova storia a Bologna: "Avevo bisogno di sentirmi importante e ho scelto questo club perché al Dall’Ara avevo sempre avuto ottime sensazioni. Questa è una società importante che ricomincerà a dare grandi gioie ai suoi tifosi. Volevo dimostrare di essere affidabile, a Bologna ci sono riuscito. Donadoni è stato fondamentale, mi ha dato un ruolo prezioso in campo e fuori”.
Quello vissuto negli ultimi mesi a Milano è stato quindi un periodo difficile per Poli, che comunque non dimentica i bei momenti trascorsi in rossonero e in vista della gara di domani fa una promessa: “In caso di gol non esulterei. Io non rinnego il passato, il Milan è nel mio cuore”, ha concluso il centrocampista.