Forse quando Francesco De Gregori cantava di Nino e della sua paura di tirare un calcio di rigore, Antonio Boccadamo non era ancora nei piani lontani di mamma e papà. Nato a Taranto, il 24 luglio 1999. Un fratello gemello (Stefano) con cui è cresciuto. Pane e pallone. Fratello con il quale ha condiviso anche il percorso nelle giovanili rossoblù - gemelli anche a calcio - con Dani Alves come modello e... tanto self control dal dischetto. Già. Perché proprio così è nato il cucchiaio che ha battuto il portiere del Cosenza Saracco nella serie di calci di rigore che ha deciso in favore della squadra di Fabio Prosperi i sedicesimi di Finale di Coppa Italia Lega Pro: con il punteggio bloccato sull’1-1 per effetto delle reti di Stendardo e Statella, è stato necessario ricorrere agli 11 metri per assegnare il pass per gli ottavi di finale. Nel Taranto dei giovani, Boccadamo prende coraggio, mette "il cuore dentro alle scarpe" e supera il portiere ospite con un pallonetto delicato, applaudito dai (pochi) paganti presenti allo “Iacovone”. Lui festeggia, sorride e commenta con leggerezza, come la sua età imporrebbe: “Il cucchiaio dagli undici metri? In quel momento mi sono sentito di farlo, lo avevo preannunciato soltanto a Balistreri”. Sfrontatezza giovanile. Sulle spalle la numero 7. Ah, spalle strette. Come quello della famosa canzone.
Il calcio i Boccadamo ce l’hanno nel sangue: papà Luigi li ha allenati nelle giovanili del Martina Franca, dove era troppo facile confonderli. Il modo per riconoscerli? “Un neo sulla fronte di Antonio”. Una famiglia e la stessa passione in comune, ma Antonio e Stefano (conosciuti come “i Bocchetti”) non hanno mai frequentato la stessa classe tra i banchi di scuola. Immaginiamo problemi e scambi... di pagelle. "Per me si è trattato di un’occasione importante - spiega Antonio - ho dato il massimo sacrificandomi e per fortuna è andata bene. Il mister è fondamentale perché ci ha fornito una carica enorme, facendoci uscire tutto ciò che avevamo”. In attesa di festeggiare anche con suo fratello, magari condividendo la maglia della propria città (“Un sogno”), il futuro si divide tra scuola e pallone: “Continuerò a lavorare e studiare, poi se avverrà la chiamata in prima squadra ben venga; so che il mister ha fiducia in me, altrimenti non mi avrebbe fatto scendere in campo. Speriamo di continuare su questa strada anche in campionato”. Intanto un altro baby terribile ha messo la firma sul passaggio del turno: Pierluca Pizzaleo, portiere classe 1997 che ha respinto i rigori dei cosentini Corsi e Cavallaro. Ma questa è un’altra storia, il protagonista del cucchiaio sappiamo chi è...