Né un intervento in area di rigore, né tantomeno l’imbattibilità duratura della propria porta. Niente di tutto ciò: Elia Legati è diventato famoso per un gol…fatto. Strana la vita di un difensore, che invece le reti dovrebbe evitarle. Certo, nel calcio buttarla dentro (a patto che sia la porta giusta) non mai male, tanto più se quello che passa per la testa negli attimi seguenti alla realizzazione si dimostra tanto creativo e stravagante. “Era il 9 ottobre scorso, il giorno di San Donnino, santo patrono di Fidenza, la mia città”, racconta il difensore della Pro Vercelli. “E noi al nostro Santo siamo molto legati. Ecco perché la mattina della partita contro la Ternana, che capitava proprio in quel giorno, i miei amici mi scrissero sul gruppo di Whatsapp che se avessi segnato avrei dovuto dedicare il gol a lui”. E qui già il primo stupore. “Sono uno che segna poco visto il ruolo, ma dissi loro che se fosse successo il “miracolo” avrei fatto quanto richiesto”. Detto, fatto. “Dopo il gol, ho preso il pallone e ho mimato San Donnino che è raffigurato come un uomo decapitato e con la testa sotto braccio, così come racconta la leggenda che da piccoli abbiamo ascoltato migliaia di volte prima di andare a dormire”.
I tifosi della Pro Vercelli ci hanno messo un po’ a realizzare il perché dell’esultanza, ma poco importa: il gol e la gioia che ne consegue, erano più che sufficienti. “Sono arrivato qui a Vercelli un anno e mezzo fa quando ero svincolato e mi sono trovato subito bene sia con la squadra che con la città”. Elia racconta della sua vita fuori, ma soprattutto dentro lo spogliatoio. “Si giocava a basket tutti i giorni fino alle 7 d sera, poi si è rotto il canestro e non riusciamo più a sistemarlo”. Un’usanza che era diventata cult per lui e tutti i compagni della Pro. “L’anno scorso ho comprato un canestro nell’ultimo mese di campionato però visto che dovevamo salvarci non mi andava di metterlo su. Quest’anno non ho resistito e dopo che ci siamo tutti appassionati ne ho preso uno professionale in ferro, con tanto di palla a spicchi stile NBA”. Tiri da tre e schiacciate fino a tarda sera. “Mammarella stava a giocare fino alle 8 dopo l’allenamento, e adesso che il canestro è rotto non sa più che fare”, aggiunge con una risata.
Anche questo può diventare il modo per fare gruppo: da un’esultanza stravagante ad un canestro nello spogliatoio. Per Elia Legati l’importante è che ci siano la Pro Vercelli ed una palla.