A guardarli vicini non si direbbe subito che sono fratelli. Anche come scelte di ruoli in campo: uno attaccante, l’altro terzino. Ma Daniel e Matteo Ciofani sono letteralmente inseparabili. Al nostro appuntamento non arrivano insieme: prima Daniele e poi Matteo. “E’ il solito, prima mi dice di fare presto e poi si fa aspettare”, commenta Daniel con un mezzo sorriso. Ma quando si tratta di passare alle cose serie rispondono praticamente in coro. “Il momento più bello insieme della nostra esperienza al Frosinone è racchiuso in quei 5 secondi dopo il gol - di Daniel su assist di Matteo - al Chievo. Noi due faccia contro faccia che ci guardiano e ci stringiamo forte. Praticamente è la nostra foto”.
Poi Daniel aggiunge. “Per me un altro momento indimenticabile resterà la finale contro il Lecce per salire dalla Lega Pro alla B”. Perché il calore del Matusa è qualcosa di unico. “Ero venuto a giocare qui qualche settimana prima di essere ceduto proprio al Frosinone e avevo il ricordo di uno stadio caldo, ma quando poi ho iniziato ad entrarci indossando questa maglia ho capito cosa volesse dire per davvero”, racconta ancora Daniel, che soprattutto nell’anno della promozione dalla B alla A è stato tante volte sommerso dal calore della curva ogni volta che la buttava dentro. “Devo dire che all’inizio non c’erano tanti tifosi, ma poi l’entusiasmo in città è salito alle stelle e non ci hanno più abbandonato”.
A proposito della città: “E’ tranquilla, come piace a me”, spiega Matteo. “Non cerco grandi cose o grandi distrazioni e Frosinone per me è la dimensione ideale”. Anche perché in squadra con Daniel si trova a meraviglia. Di solito, tra i due, è Matteo quello sta meno sotto i riflettori perché è il fratello che fa gol e si prende copertine, striscioni e cori. “Me ne hanno dedicati tanti, ma ricordo con maggior piacere quello a San Siro, l’anno scorso in serie A. Sono sempre uno degli ultimi a rientrare dal riscaldamento. Anche quella sera mi ero attardato e a un tratto sento: ‘Intervengo da San Siro ha segnato Ciofani’. Ammetto che mi sono venuti i brividi”.
Fratelli, ma soprattutto amici, anche se nello spogliatoio del Matusa non siedono accatto. “Daniel sta vicino a Zappino e Soddimo, mentre io a Paganini e Crivello, praticamente dal lato opposto. I posti ce li hanno dati i magazzinieri quando siamo arrivati e così sono rimasti. In realtà non c’è un motivo per il quale non siamo vicino, ma va bene così”.
Si sta facendo tardi, Daniel incalza. “Mattè, te ne devi andare che tua moglie ti aspetta”, un attimo di pausa. “Devi andare a comprare l’aspirapolvere”. E giù risate. Ecco, diversi per ruolo e per aspetto, ma fratelli per davvero: in campo e fuori.