Oliver Bierhoff grande attaccante tedesco con un passato in Italia con le maglie di Milan, Udinese, Chievo e Ascoli e ora team manager della nazionale maggiore della Germania e coordinatore delle altre, compresa quella femminile. Si racconta a poche ore dall'inizio del Mondiale in Russia sulla Gazzetta dello Sport. Dalla 'crisi' che secondo lui ha colpito il calcio tedesco al suo ruolo di direttore delle nazionali tedesche. Ecco le sue parole:
"Io padrino del calcio tedesco? No, dirigo le nazionali della Germania, compresa quella femminile, cerco innovazioni e soluzioni per il futuro del nostro calcio. Spero di riuscire a gestire il futuro del nostro movimento calcistico. Ho un contratto fino al 2024, fanno 20 anni in federazione. Mi fa quasi paura. Ora si cominciano a intravedere piccole crisi, secondo me lo sviluppo di un'accademia è la strada giusta.
Tutti guardano a noi come modello? Io credo che siamo un po' in difficoltà. Stiamo giovando ancora della nostra riforma del 2000. Ci ha dato tanto, successi, infrastrutture, ma ci siamo adagiati un po’. Si vede nei vivai che altre nazioni, come l’Inghilterra, si sono mosse bene. Noi non dobbiamo risvegliarci in malo modo come nel 2000 e renderci conto che siamo stati superati, non siamo progrediti".
Poi spazio anche al Mondiale, che inizia oggi, e dove la Germania è favorita essendo detentrice di Coppa del Mondo, Confederations Cup e Europeo Under 21, ma Bierhoff è un po' più cauto: "Dobbiamo guardare avanti e non soffermarci su quanto fatto: se 5 anni fa avevamo 6-7 giocatori straordinari nel settore giovanile, adesso ne abbiamo due e nemmeno più giovanissimi. Noi sappiamo che alla fine per vincere serve sempre quel 3-4 per cento in più di voglia, grinta. Ce l’abbiamo, ma dobbiamo sempre tenerlo bene a mente. Il rischio è quello di pensare che i primi turni siano facili: ricordiamoci di come sono finite male le avventure dell’Italia del 2010 e la Spagna del 2014, partite da campioni in carica ma uscite già nei gruppi".
Un giudizio anche sulle scelte di Low di convocare alcuni giocatori e lasciarne a casa altri forse più pronti: "Neuer? Anche se non ha giocato tutta la stagione c'è da fidarsi. Sanè? Ci sta lo stupore generale. Ha fatto una gran seconda parte di stagione in Premier, ma per un torneo come questo ora non eravamo convinti. E’ una scommessa, è stata una decisione difficile ma pensata. Il gruppo viene prima di tutto.
Favorite? La Francia ha grande qualità. Come Spagna e Brasile. L’Argentina e l’Inghilterra vanno viste, e una sorpresa può essere la Colombia. Chi può esplodere? Draxler, ha giocato poco a Parigi quest'anno, ma è maturato con il ruolo di capitano nella scorsa Confederations".
Battuta finale sull'Italia che non ci sarà al Mondiale. "Una grande nazionale come quella italiana deve esserci al Mondiale. Mi è dispiaciuto che sia stata eliminata, ma sono contento che ora il vostro calcio sia stato affidato a campioni come Costacurta e Mancini: i grandi calciatori danno sempre qualcosa in più".
L'intervista completa sulla Gazzetta dello Sport, in edicola oggi