Lo stereo nello spogliatoio non gli andava a genio, temeva che i suoi ragazzi perdessero la concentrazione. Quando sentì la musica, “Luciano aprì la porta, sembrava un Caterpillar, poi mi sgridò davanti a tutti: finimmo per litigare”.
Valerio Bertotto ha giocato con l’Udinese dal 1993 al 2006, l’anno in cui Spalletti lasciò i bianconeri per tentare il salto, sulla panchina della Roma. In quel periodo Bertotto era il capitano, oggi porta ancora con sé un ottimo ricordo dell’allenatore. Decisamente diverso da quello Spalletti di cui parla Totti, per niente simile a quello “pensato” da Icardi, stando alle vicende degli ultimi giorni in casa Inter.
“Schietti, onesti e in modo civile, è capitato più volte che ci trovassimo a confronto. Luciano è un allenatore esigente, che pretende tanto dai suoi ragazzi. Una volta decisi di difendere i miei compagni - ricorda Valerio ai microfoni di gianlucadimarzio.com -. Spalletti non voleva lo stereo nello spogliatoio, diceva che finivamo per deconcentrarci, mentre noi ormai eravamo abituati a tenerlo acceso. Raggiunti i 40 punti della quota-salvezza, presi io lo stereo e mi occupai di sistemarlo sopra il mio armadietto e accenderlo. Lui se la prese e mi sgridò di fronte a tutti. Anche in quel caso riuscimmo a ricomporre tutto, come era già successo diverse volte per via di alcuni eventi in campo”.
Questa sera, contro il Rapid Vienna, la nuova Inter ha ricominciato da zero. Nella partita del ritorno in Europa League, Mauro Icardi è rimasto a Milano, mentre Samir Handanovic ha preso le redini del gruppo, non occasionalmente ma, adesso, una volta per tutte. Il portiere sloveno è da ieri il nuovo capitano dell’Inter: l’ha annunciato il club con un comunicato su Twitter. E se da un lato la scelta del cambio di capitano è stata frutto di una “decisione comunemente presa da allenatore e società”, dietro la crisi di Icardi è tornato a galla, inevitabilmente, il crack tra Totti e Spalletti ai tempi della Roma.
Francesco che abbandona Trigoria è l’immagine emblematica di quanto successe appena due stagioni fa: andò male anche con lui. Proprio con Totti, bandiera giallorossa, l’ultimo capitano di Spalletti prima che l’allenatore si trasferisse... a casa Icardi: c’è chi, malizioso, non ne vuole sapere di dare retta alle coincidenze.
E allora ci si chiede: cosa c’è che non va tra Spalletti e i suoi capitani? Ce lo siamo domandato tutti quanti, nessuno ha saputo rispondere. Tranne lui, Valerio Bertotto, l’ultimo della sua... “specie” a resistere, in Italia, alla gestione di Luciano: “Guardo quello che succede ed è evidente che c’è qualcosa che non funziona”. A 24 ore dalla promozione di Samir Handanovic, Bertotto, che adesso fa l'allenatore ed è in attesa di una nuova opportunità ("mi piacerebbe un'esperienza all'estero"), ci ha detto la sua.
“Quello che Spalletti chiede a un capitano non è poi così eccezionale, ma ci sono alcuni presupposti dai quali dubito che voglia prescindere. Luciano ama gli uomini veri, quelli che preferiscono parlare sul campo e mantenere un profilo basso fuori. Al di là di questo, la figura del leader è legata a una serie di valori fondamentali: bisogna essere responsabili prima di sé stessi e poi dell’intero gruppo, evitare commenti fuori luogo e situazioni imbarazzanti”, sottolinea Valerio.
Per Spalletti, Bertotto nutre una stima straordinaria, “è uno dei migliori nella gestione del gruppo - commenta -. Certo, quando vedi il “mi piace” di Brozovic alla notizia del cambio di capitano, due domande te le fai: è risaputo che basta un clic per scatenare un putiferio, i calciatori devono fare attenzione a queste cose”. E se il croato è arrivato a mettere like... la situazione, probabilmente, aveva raggiunto un limite da non oltrepassare. “È chiaro che la decisione non si stata soltanto di Spalletti, la società ci avrà pensato bene prima di agire in questo modo”.
Rispetto a Totti e Icardi, in 13 anni di Udinese Bertotto ha segnato qualche gol in meno dei suoi colleghi, lui che di mestiere faceva il difensore. Eppure, in bianconero, Valerio era ben visto da tutti: “Credo che i problemi di Luciano con Mauro e Francesco prescindano dalla visibilità mediatica dei giocatori. Indubbiamente, per Roma e Inter loro hanno rivestito a lungo il ruolo di uomini-immagine della squadra, ma Spalletti non dà peso a queste cose”.
La scelta di Handanovic lo dimostra: “Conosco Samir da quando era un ragazzino e, a parte il fatto che è fortissimo, se sta ancora all’Inter è perché è un professionista esemplare, dotato di grandi valori a livello umano. Sarà pure un tipo taciturno, ma ognuno sa essere leader a modo suo. Credo che adesso l’Inter sia in buone mani”. Parola di Bertotto, l’ultimo... dei capitani.