Bellusci: “Avrei lasciato Palermo per la Serie A"
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Data: 11/09/2018 -

Bellusci: “Avrei lasciato Palermo per la Serie A"

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Schietto e senza peli sulla lingua. Giuseppe Bellusci torna a parlare e lo fa dopo mesi che lo hanno visto con la valigia in mano, come uno dei possibili partenti nella "rivoluzione" che alla fine a Palermo non c'è stata. Il difensore rosanero non smentisce questa ipotesi, anzi la chiarisce: "Non riuscendo ad ottenere la Serie A c'è stato il pensiero da ambedue le parti di separarci - ammette - Se fosse arrivata un'offerta dalla Serie A ci saremmo seduti a parlare, ma ho ricevuto soltanto chiamate dalla Serie B e non me la sono sentita di lasciare Palermo per un altro club cadetto. Qui sto bene".

Un Palermo distratto dal mercato, tanto che lo stesso Bellusci ammette che il campionato dei rosanero è iniziato il primo settembre, quando si è chiuso il mercato in uscita per gli "scontenti". La squadra, però, deve cancellare il passato recente, ancora troppo influente nella quotidianità dei rosanero: "Ancora oggi due anni dopo la retrocessione non so perché in questo ambiente si parli sempre del passato e non del presente - racconta Bellusci - Da noi ai tifosi, si sprecano troppe energie per quello che non si può cambiare. Si può cambiare il presente ed il futuro, concentriamoci tutti sull'oggi per essere funzionali nel futuro. Lo scorso anno c'è stata una brutta parentesi, cerchiamo di mettere tutti l'1% in più per cercare una strada positiva".

La strada positiva è il ritorno in Serie A, un obiettivo possibile per il difensore originario di Trebisacce, complice anche una squadra che riparte più forte a livello di organico rispetto ad un anno fa. A livello mentale bisogna resettare, senza commettere più gli errori dello scorso anno: "Siamo più maturi, dagli errori si impara. Bisogna avere amor proprio e passione per quello che si fa. La voglia di rivincita deve farla da padrone, così come l'equilibrio sia nei momenti positivi che in quelli negativi. Non dobbiamo farci trascinare dai risultati".

A cura di Giovanni Mazzola



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