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Data: 02/11/2016 -

​Bari, Paparesta rompe il silenzio: "Rivoglio le mie quote, i giudici si esprimano"

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"Ho atteso che si chiudesse il quadro derivante dal contenzioso avviato con i miei legali: non voglio alcun rimborso, voglio solo che un giudice mi dica se avevo il diritto di portare avanti la mia azione e riprendere il pacchetto azionario del Bari". Nello stesso hotel del centro cittadino dove nell'estate 2014 aveva presentato Devis Mangia e Stefano Antonelli, allenatore e direttore sportivo della sua prima stagione ai vertici della Fc Bari 1908, l'ex presidente biancorosso Gianluca Paparesta ha rotto un silenzio che durava dal 22 giugno, data del passaggio delle quote del club dalle sue mani a quelle dell'ex socio di maggioranza Cosmo Giancaspro. Autocritica ("Sono stato uno sciocco o un credulone, ma il primo a essere danneggiato dalla vicenda Noordin sono stato io") circa la trattativa mia decollata con l'imprenditore malese, protagonista di una trattativa nata in aprile e naufragata in giugno, e scuse ai tifosi ("Ho fatto tanti errori, ma mai per scopi personali, ho agito sempre nel rispetto dell'amore per il Bari") sono stati gli hashtag di riferimento di Paparesta, appoggiato dai suoi legali, capeggiati dal professore Vincenzo Donativi, dello studio legale Donativi/Vassalli di Roma.

Dopo tre anni all'interno del Bari, prima da club manager e poi da presidente ("Non avevo intenzione di diventare proprietario del Bari"), Paparesta ha ripercorso le trattative mai andate a buon fine, con imprenditori russi, indiani e infine con Noordin Ahmad, goccia che ha fatto traboccare la proprietà biancorossa: "Ho sbagliato a credere a Noordin Ahmad, ma mi sono fidato delle tante verifiche fatte da chi aveva questo compito. Mi sono esposto personalmente con mutui dopo che non ha pagato la prima caparra per gli stipendi del 16 aprile, fino a che lui non ha disposto lo stop a ogni trasferimento di denaro a inizio giugno per vincoli legati alle norme antiriciclaggio e antiterrorismo". Al centro delle argomentazioni le frizioni con Cosmo Giancaspro, un amore mai decollato a partire dal dicembre 2015, momento dell'ingresso dell'attuale presidente del Bari nel Consiglio di Amministrazione: "Nessuno può dire che il Bari sarebbe fallito se non ci fosse stato Giancaspro. Il 22 giugno avevo chiesto un rinvio di due giorni dell'assemblea dei soci per un'ulteriore verifica, non mi è stato concesso. Oltre a Noordin c'era un altro gruppo di imprenditori pronto a intervenire ma in caso di azioni da parte del socio di minoranza, avremmo rischiato di non iscrivere la squadra all'attuale campionato".

Imprenditori, gli stessi con base a Roma che starebbero sostenendo Paparesta nella sua azione: "Ma è anche inutile parlarne-precisa l'ex presidente del Bari, oggi detentore dello 0.7% del pacchetto azionario-Giancaspro poteva essere liquidato con una clausola inserita nei nostri accordi". Sul piatto, quindi, il passaggio del 5% delle quote da Romeo Paparesta a Giancaspro e l'iter che ne è seguito in Strada Torrebella. "Il mio obiettivo non é un risarcimento personale - ha ricordato Paparesta - puntiamo al ripristino del ruolo di azionista di maggioranza, partecipazioni delle quali oggi non ho piu titolarità a seguito di azioni non corrette. In materia c'è già giurisprudenza (non in aziende però legate al calcio, ndr): la nostra è un'azione ordinaria". Con tempi che si preannunciano non brevi: ora la palla passa al Tribunale di Bari.



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