Meno di 24 ore: è questo il tempo che è bastato al Bari per attuare una vera e propria rivoluzione tecnica. Via Michele Mignani – esonerato dopo più di due stagioni alla guida dei biancorossi – e dentro Pasquale Marino. Il nuovo allenatore del club pugliese è arrivato all’Antistadio San Nicola dopo meno di un giorno dall’addio del suo predecessore, pronto per raccoglierne l’eredità e guidare il primo allenamento con i suoi prossimi calciatori.
Bari, l'accoglienza per Marino e la battuta del ds Polito
Alle 15:00 del 10 ottobre il sole su Bari splende ancora con torridi raggi estivi (quasi 30 gradi), ma non si può dire che lo stesso calore sia stato riservato per Pasquale Marino. Il nuovo allenatore biancorosso si è presentato all’Antistadio San Nicola per dirigere il primo allenamento con la sua nuova squadra, ma è stato accolto in un clima più tiepido rispetto alle potenzialità della tifoseria.
Ancora freddo, quasi scettico, l’umore della piazza. Nulla di imputabile a Marino: i supporters baresi vivono queste settimane con un atteggiamento di sconforto per quelli che sono stati i risultati della squadra fin qui (7 pareggi, 1 vittoria e 1 sconfitta nelle prime 9 di campionato) dopo una Serie A sfiorata a 100 secondi dalla fine dei playoff. Ma soprattutto, si respira un’aria di diffidenza nei confronti dell’operato della società e dei tanti cambi rispetto alla scorsa stagione. L’ultimo è stato proprio quello dell’allenatore, con l’esonero a sorpresa di Mignani.
Marino sa di doversi inserire tra queste crepe, ma la sua lunga esperienza di 25 anni sulle panchine di tutta Italia (653 partite in totale) lo rafforza con personalità e consapevolezza. Proprio con quest’atteggiamento percorre il lungo viale che lo porta all’Antistadio, saluta qualche tifoso – meno di dieci i presenti al suo arrivo – e porta subito i suoi sul campo.
Lo segue Ciro Polito, il direttore sportivo biancorosso. Tra una stretta di mano e la serenità di chi sa di aver portato a Bari un suo vecchio mentore (fu allenato da Marino a Catania nel 2007), si lascia scappare anche una battuta, a metà tra goliardia e serietà. “È colpa mia”, dice a un tifoso, prima di raggiungere gli altri. Ci sono anche tutti i componenti del vecchio staff di Mignani, a eccezione del secondo allenatore Vergassola, sostituito dallo storico vice di Marino: Massimo Mezzini.
Parola al campo
Tra le tante perplessità che aleggiano tra i tifosi del Bari – intanto arrivati intorno alla cinquantina -, c’è anche una buona notizia: in allenamento è presente Davide Diaw. L’attaccante ex Modena era stato sostituito a scopo precauzionale nella trasferta di Reggio Emilia, ma il timore di una sua possibile ricaduta sparisce quando inizia a correre insieme ai compagni. Basta circa un quarto d’ora di corsa e riscaldamento per passare all’atto pratico.
Marino chiama i giocatori a centrocampo e spiega i suoi mantra tattici: continui scambi tra attaccanti ed esterni, costruzione dal basso e triangolazioni di prima. Ha inizio la sua rivoluzione. Un calcio propositivo e dinamico, più spregiudicato rispetto all’equilibrio a cui il Bari si era abituato con Mignani. E dopo le prime spiegazioni, è già tempo di metterle in atto con una partitella.
Si gioca in 10 contro 10, complici le assenze di centravanti puri al di là di Diaw (Nasti e Akpa-Chukwu sono convocati con le rispettive nazionali giovanili). Quel che è certo, però, è la voglia di Marino di giocare con un tridente che possa esaltare gli esterni. Morachioli, Aramu, Sibilli e Achik sembrano già essere le chiavi del suo gioco, mentre ai centrocampisti spetta il compito di costruire la manovra dal basso insieme ai difensori.
Tra qualche tifoso più concentrato sulla partita e qualcun altro che si affida ai pilastri della squadra (“Sei la nostra salvezza”, è la frase rivolta a Di Cesare), sale la curiosità. Servirà proprio questo alla piazza per poter ripartire al meglio in vista della ripresa. Se la rivoluzione è stata effettuata in sole 24 ore, adesso ci saranno 14 giorni per ricreare il ponte tra la tifoseria e il Bari. A Marino il compito di convincere tutti, alla piazza quello di ritrovare il priscio che solo quattro mesi fa portò i biancorossi a un passo dalla promozione.