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Data: 11/05/2019 -

Bari, alla base della rinascita: Cornacchini, Scala e lo staff tecnico si raccontano

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Freschi di conferma per la prossima stagione, allenatore e club manager rivivono una stagione intensa: quella del ritorno tra i pro. Tra uno spaghetto al pomodoro e i riti dello spogliatoio
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Freschi di conferma per la prossima stagione, allenatore e club manager rivivono una stagione intensa: quella del ritorno tra i pro. Tra uno spaghetto al pomodoro e i riti dello spogliatoio

 

 

 

LANCIONI: “CHE ONORE LAVORARE QUI, DOVEVAMO FARE IL MEGLIO NEL MINOR TEMPO POSSIBILE”

A 30 anni, è il più giovane della truppa. A Bari ci è arrivato dopo la collaborazione con Carlo Pescosolido a Cesena, ma sembra qui da una vita. Luca Lancioni è il meccanico di un Bari partito in netto ritardo rispetto agli avversari e con un imperativo da collimare con la tenuta atletica: vincere. “Il lavoro è stato calibrato in poco tempo e tutti insieme. Si sapeva che avevamo poco tempo e abbiamo cercato di fare il meglio che potevamo nel minor tempo possibile” sorride sornione.  “Se ci ho messo del mio? Assolutamente no” risponde mentre il resto dello staff lo stuzzica. È il più giovane, ma anche il più bersagliato. “Sono compagni di staff fantastici, mi fanno lavorare bene e sentire sempre a mio agio”. Tra i segreti del Bari c'è anche il GPS. In ogni allenamento e anche in partita, i calciatori hanno indossato un pettorale speciale: “Molto utile – aggiunge Lancioni - è uno strumento che ci fornisce dati oggettivi che utilizziamo in allenamento. Ci offre numeri che noi andiamo a interpretare. Il fatto di lavorare con calciatori che avevano già giocato in categorie superiori ci ha aiutato nella loro risposta”. Fuori categoria, un concetto che vale per tutta la città: “Si vedeva sin dall'inizio che questa è una città che vive di calcio e non merita assolutamente la categoria nella quale era finita. Lo capisci sin dal primo momento in cui metti piede in campo”.

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MAROLDA: “BARI LA SFIDA DELLA VITA”

Fino a tre anni fa in D ci giocava, ad Avezzano. Per questo non nasconde la “voglia di rimettere gli scarpini, soprattutto la domenica quando le squadre entrano in campo”. Braccio destro di Cornacchini e addetto alla fase video, Tommaso Marolda è l'anima rock dello staff tecnico. “Bari è stata la sfida della vita per me, anzi lo è ancora” ammette candidamente, esaltando la capacità della squadra di essere complementare: “Ognuno ha le sue competenze, però qui tutti fanno un po' di tutto”. Il film del campionato scorre in mente: “Le partite si possono anche perdere, ma le figuracce non sono accettabili: è stato il concetto sul quale abbiamo lavorato per tenere alta la tensione anche quando avevamo 12 punti di vantaggio sulla seconda – ricorda - tutti ci hanno aspettato per fare una battaglia. A Gela forse abbiamo vissuto la giornata più surreale. Ci siamo cambiati in uno spogliatoio per 10 persone, con i tifosi sui balconi e un campo ingiocabile”. Difficoltà, come quelle per recuperare il materiale video utile per la match analysis: “È molto difficile, soprattutto in queste categorie. Spesso disponiamo solo degli highlights. Un caso su tutti? Portici. Non pubblicavano mai i video su Youtube e quando accadeva i numeri erano sfocati e capire chi andava a saltare sui calci piazzati era molto complicato”.

 

MAURANTONIO, MEGLIO TARDI CHE MAI: “L'ESORDIO? NON CI PENSO PIU'”

“Meglio tardi che mai”. È il sottotitolo al ritorno a Bari di un barese doc come Roberto Maurantonio, unico escluso dal calcetto settimanale: “Lo dedico alla famiglia e ai figli” sorride. Guantoni in mano fino alla scorsa estate, quando ha difeso in Lega Pro i pali della Fidelis Andria, 276 presenze dalla B alla D, nella sua città ha riavviato il motore per una nuova prospettiva lavorativa: “Per me è stata una nuova esperienza, ho parzialmente abbandonato la mia vita da calciatore e ho cominciato a guardare il ruolo da una nuova prospettiva”. Marfella, Bellussi e prima ancora Syaulis. “Giovani, ma pronti per un campionato importante – spiega – sono dei top per la categoria. Lavorare con loro è stato più semplice di quanto previsto, ma ho trovato grande disponibilità”. Il concetto da trasmettere è semplice: “Parare – e bene, aggiunge mister Cornacchini in sottofondo – è il modo migliore per reggere le pressioni”. I tifosi sognano di vederlo in campo almeno una volta con il Bari: “Per me non è un obiettivo però, ora sono proiettato su questa nuova fase della mia carriera. Probabilmente, essendo barese, i tifosi avrebbero voluto vedermi in campo ma ormai sono qui sotto un'altra veste”. 

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SCALA: “TROINA FINE DI UN INCUBO, IL SOGNO E' RIPORTARE LA CITTA' IN PIAZZA”


Il titolo alla stagione non poteva che darlo il club manager Matteo Scala. “A Troina ho pensato 'meno male, quest'incubo è finito'” ammette. Fine di un capitolo avviato a Messina (“In realtà all'esordio in campionato non avevamo ancora capito cosa ci aspettasse. Gli avversari ci hanno affrontato a viso aperto e abbiamo giocato in uno stadio di calcio vero”) e alba di una ripartenza.  Della quale i Fab Five dello staff faranno ancora parte: “Siamo partiti come una squadra da ricostruire completamente – ricorda Scala - non avevamo nulla, né giocatore né strutture. Credevo fosse impossibile e non dormivo la notte perché sapevo quanto lungo fosse l'iter per allestire una rosa e una struttura. Pensare di avere il materiale tecnico in 4-5 giorni, per esempio, sembrava quasi impossibile. La proprietà invece ci ha fatto arrivare a Roma il minimo sindacale per poter partire e metterci a posto”. Pianeta D, ma solo sulla carta. Scala ha solo 38 anni e nel suo curriculum, nel quale trovano spazio i campionati vinti da direttore sportivo in Seconda Categoria con l’Anpi Casassae in Prima Categoria con l’Avoss, spiccano i sei anni a Carpi. Una scalata fino alla A, ma con sensazioni differenti: “Vengo da un'esperienza diversa e ti dico che qui respiri aria di calcio vero ogni giorno della settimana. Quello che abbiamo visto contro il Rotonda è solo l'inizio, 20mila persone che ti applaudono per questo traguardo è un patrimonio straordinario. Il San Nicola mette i brividi”. E il meglio, vien da pensare, deve ancora venire. Con la festa di San Nicola che in settimana ha portato 300mila persone in piazza, l'assist per la suggestione è servito: “Tutta la città in piazza per il Bari? “Io dico che sicuramente prima o poi succederà, speriamo di esserci ancora noi e di essere bravi a proseguire questo percorso. Di certo, con questa proprietà, è un traguardo che il Bari può e deve raggiungere”. Il futuro, intanto, è già alle porte. E loro ne faranno parte. Al centro del progetto.

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